Contraddizioni bibliche
Re: Contraddizioni bibliche
Grazie Gianni, mi sono resa conto quanto prezioso sia stato il tuo sito e i tuoi studi: mi hai fornito strumenti fondamentali per capire al meglio un testo ed ora mi torna utilissimo per apprezzare i testi che sto studiando. Un grazie dal più profondo del cuore!
Re: Contraddizioni bibliche
Penso che sarebbe interessante aprire una discussione per capire se dei fatti presenti nella Bibbia sono delle allegorie (non so se “allegorie” sia un termine esatto, intendo dei fatti presenti nella Bibbia che se si vuole sapere cosa significano non si devono prendere letteralmente), se si apre tale discussione e si ritiene che dei fatti presenti nella Bibbia sono delle allegorie, propongo di dire innanzitutto, o tra le prime cose, in base a cosa si stabilisce se un fatto presente nella Bibbia è un’allegoria. Si stabilisce se un fatto presente nella Bibbia è un’allegoria in base “all’assurdità” di tale fatto se preso letteralmente? Cioè se tale fatto preso letteralmente è ritenuto assurdo allora può essere un’allegoria, invece se preso letteralmente non è ritenuto assurdo allora non può essere un’allegoria? Se sì, in base a cosa si stabilisce se tale fatto preso letteralmente è assurdo? Stabilire se tale fatto preso letteralmente è assurdo non può essere soggettivo?Gianni ha scritto: ↑sabato 12 agosto 2023, 4:20 Cara Maria Grazia, tu precisi che i Testimoni di Geova non credono che sia stato un serpente a parlare ma piuttosto che qualcuno si servì di un serpente che sembrava parlasse. Vedi, Maria Grazia, quando si cerca di spiegare razionalmente un testo letto letteralmente quando non lo è, i tentativi di spiegazione sono peggiori della lettura letterale.
Tu fai l’esempio della favola di Cappuccetto Rosso. Ora, se questa la leggessimo letteralmente, dovremmo spiegare come sia possibile che un lupo parli e si travesta da nonna. Ovviamente, nessuno la legge alla lettera. Sarebbe un assurdo. Eppure, i Testimoni di Geova lo fanno con il racconto di Adamo ed Eva. Dicono che “qualcuno si servì di un serpente che sembrava parlasse”. E chi sarebbe questo qualcuno? Satana, dicono. Facendo una battuta, quello che loro chiamano “Satana il diavolo” sarebbe ‘Satana il ventriloquo’. Ammesso e non concesso, la prima domanda è: da dove mai si ricava l’idea della presenza di “Satana il diavolo” nel giardino edenico? In realtà, da nessuna parte. Allora vedi che il fatto di credere ci sia stato lui dietro il serpente trasforma in prova ciò che semplicemente è una ingenua deduzione tratta da una lettura letterale. Ma le bugie hanno le gambe corte. Se dietro c’era Satana, perché mai non è menzionato e, soprattutto, perché mai viene punito il serpente, che non avrebbe in sé alcuna colpa perché usato inconsapevolmente da altri? E ancora: ma Satana ha questo potere di usare un animale facendogli muovere la bocca come se parlasse? L’assurdo richiama l’assurdo.
C’è poi una contraddizione nella tua spiegazione. Tu dici che l'albero era un simbolo della facoltà di decidere da sé cosa era bene e cosa era male, e dici bene. Mantienilo allora come simbolo, e fai altrettanto col serpente e con il resto.
Da dove viene l’universo? Perché c’è il male e la sofferenza? Perché si muore? A queste domande cruciali il genio ebraico rispose con i racconti che leggiamo nelle prime pagine della Genesi.
Il “colloquio” di Eva col serpente è geniale, perché rivela l’introspezione psicologica che avviene dentro di noi quando affrontiamo una tentazione.
Tu citi 2Cor 11:3, in cui Paolo ricorda che il serpente sedusse Eva. Poi fai un paragone con la favola di Cappuccetto Rosso e osservi che l’apostolo non avrebbe usato con degli adulti la storia del serpente se fosse stata “favola”, così come noi non useremmo Cappuccetto Rosso con degli adulti. In verità, noi usiamo (tra adulti) molte espressioni tratte da favole; una per tutte: Sei un sognatore, come Peter Pan. Ma vorrei citarti un esempio ben più autorevole: Yeshùa menzionò il “segno di Giona”. E da dove lo trasse? Dalla grande parabola (quindi non storica) del libro biblico di Giona. (Se volete, possiamo aprire una discussione a parte).
- Gianni
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Re: Contraddizioni bibliche
Le domande poste da LuigiS sono più che lecite: sono doverose. Possono essere così sintetizzate: quali sono i criteri per cui un testo biblico va preso alla lettera oppure no?
- Maria Grazia Lazzara
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Re: Contraddizioni bibliche
Molto interessante sono interessata anch'io a queste risposte
- Gianni
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Re: Contraddizioni bibliche
Coraggio, dunque ... provate a formulare i criteri. Quale mettereste per primo?
- Maria Grazia Lazzara
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Re: Contraddizioni bibliche
Per primo metterei le parabole , in Matteo 13 : 3 VR " Insegnò loro molte cose in parabole "
Vesso 24 " Egli propose loro un'altra parabola " e così al capit. 25 troviamo la parabola delle dieci vergini. Introdotta così al verso 1 " Allora il regno dei cieli sarà simile ...... "
Al verso 14 la parabola dei talenti , introdotta così " Poiché avverrà come ad un uomo il quale partendo per un viaggio ..... "
Così è facile capire che trattasi di non fatti reali ma di un insegnamento per favorire l'apprendimento , ma c'è da dire che non sempre erano facili a capire dal momento che gli apostoli chiedevano cosa significasse
- Gianni
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Re: Contraddizioni bibliche
Anche io, come Maria Grazia, metterei al primo posto l’esplicita dichiarazione tra i criteri per sapere se un testo va letto in modo letterale oppure no.
“Egli raccontò loro questa storia” o simili non lascano dubbi. Ci sono poi casi in cui il lettore potrebbe ingannarsi inizialmente da solo, ma poi corregge il tiro. Come nel caso di quanto raccontato dal profeta Natan al re Davide: “In una città c’erano due uomini, uno ricco e l’altro povero … Un giorno si presentò dal ricco un ospite. Lui però, per preparare un pasto al suo ospite, invece di prendere una delle sue pecore o uno dei suoi bovini, prese l’agnella dell’uomo povero”. Al lettore può sorgere inizialmente un dubbio sulla veridicità del racconto. Davide non ebbe invece dubbi: a quelle parole il sovrano si infuriò contro quell’uomo prepotente e disse che meritava la morte. Allora Natan disse a Davide che quel prevaricatore era lui (che aveva preso per sé la moglie di un altro). – 2Sam 12.
Senza che si tratti di parabole o di storielle inventate ad hoc, a volte è l’autore del testo che lo chiarisce. In Gv 2:18-20 il tempio è letterale? Così i giudei lo intesero, però l’agiografo spiega al v. 21: “Ma egli parlava del tempio del suo corpo”.
Altre volte è più difficile determinare se si tratta di parabola o di storia inventata oppure no. È il caso dei libri di Giona e di Giobbe. Serve allora uno studio approfondito interno ai libri per appurarlo. Con Giona ci troviamo di fronte ad una grande parabola, perché il racconto è antistorico. Con Giobbe la questione è più complessa.
Di certo non possiamo inserire tra i criteri di storicità le citazioni. Yeshùa parlò di Giona, citandolo, e per tale semplice fatto molti prendono Giona alla lettera. Facendolo si trascura il fatto che la citazione allude ad un punto specifico della storia e non alla storicità del personaggio. Se qualcuno dice: “Stai attenta a non fare la fine di Cappuccetto Rosso”, non sta credendo all’esistenza della ragazzina della fiaba, ma sta esprimendo una situazione vera. Così è in Lc 10:29-37. Qui Yeshùa racconta un “fatto” e il lettore può solo immaginare che sia inventato, perché l’agiografo non lo dice. Alla fine Yeshùa dice all’uomo che lo aveva interrogato: “Va’, e anche tu fa’ la stessa cosa”. È come nell’esempio di Cappuccetto Rosso: si tratta di non fare o di fare come non fecero o fecero personaggi mai esistiti.
“Egli raccontò loro questa storia” o simili non lascano dubbi. Ci sono poi casi in cui il lettore potrebbe ingannarsi inizialmente da solo, ma poi corregge il tiro. Come nel caso di quanto raccontato dal profeta Natan al re Davide: “In una città c’erano due uomini, uno ricco e l’altro povero … Un giorno si presentò dal ricco un ospite. Lui però, per preparare un pasto al suo ospite, invece di prendere una delle sue pecore o uno dei suoi bovini, prese l’agnella dell’uomo povero”. Al lettore può sorgere inizialmente un dubbio sulla veridicità del racconto. Davide non ebbe invece dubbi: a quelle parole il sovrano si infuriò contro quell’uomo prepotente e disse che meritava la morte. Allora Natan disse a Davide che quel prevaricatore era lui (che aveva preso per sé la moglie di un altro). – 2Sam 12.
Senza che si tratti di parabole o di storielle inventate ad hoc, a volte è l’autore del testo che lo chiarisce. In Gv 2:18-20 il tempio è letterale? Così i giudei lo intesero, però l’agiografo spiega al v. 21: “Ma egli parlava del tempio del suo corpo”.
Altre volte è più difficile determinare se si tratta di parabola o di storia inventata oppure no. È il caso dei libri di Giona e di Giobbe. Serve allora uno studio approfondito interno ai libri per appurarlo. Con Giona ci troviamo di fronte ad una grande parabola, perché il racconto è antistorico. Con Giobbe la questione è più complessa.
Di certo non possiamo inserire tra i criteri di storicità le citazioni. Yeshùa parlò di Giona, citandolo, e per tale semplice fatto molti prendono Giona alla lettera. Facendolo si trascura il fatto che la citazione allude ad un punto specifico della storia e non alla storicità del personaggio. Se qualcuno dice: “Stai attenta a non fare la fine di Cappuccetto Rosso”, non sta credendo all’esistenza della ragazzina della fiaba, ma sta esprimendo una situazione vera. Così è in Lc 10:29-37. Qui Yeshùa racconta un “fatto” e il lettore può solo immaginare che sia inventato, perché l’agiografo non lo dice. Alla fine Yeshùa dice all’uomo che lo aveva interrogato: “Va’, e anche tu fa’ la stessa cosa”. È come nell’esempio di Cappuccetto Rosso: si tratta di non fare o di fare come non fecero o fecero personaggi mai esistiti.
- Maria Grazia Lazzara
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Re: Contraddizioni bibliche
Bene Gianni il primo criterio è condiviso, ora passiamo alla parte più difficile.
Il libro di Giobbe . tratto da un personaggio storico veramente esistito, e si costruisce una storia ricca di avvenimenti non reali , si enfatizzano situazioni per dare un significato all'esistenza del male e della sofferenza.
Ma in ogni parabola ogni personaggio svolge un ruolo e non dimentichiamo che i personaggi sono reali , Dio , Giobbe,
la moglie, e che dire di Satana, chi è? E che ruolo svolge ?
Tu puoi dirmi Satana non è un personaggio reale , in base a quale criterio ? Allora vale lo stesso per Dio , Giobbe ecc.
In ogni caso qual'è il ruolo che svolge questo personaggio?
Il libro di Giobbe . tratto da un personaggio storico veramente esistito, e si costruisce una storia ricca di avvenimenti non reali , si enfatizzano situazioni per dare un significato all'esistenza del male e della sofferenza.
Ma in ogni parabola ogni personaggio svolge un ruolo e non dimentichiamo che i personaggi sono reali , Dio , Giobbe,
la moglie, e che dire di Satana, chi è? E che ruolo svolge ?
Tu puoi dirmi Satana non è un personaggio reale , in base a quale criterio ? Allora vale lo stesso per Dio , Giobbe ecc.
In ogni caso qual'è il ruolo che svolge questo personaggio?
- Gianni
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Re: Contraddizioni bibliche
Cara Maria Grazia, sì, la storia di Giobbe si basa su un personaggio storico, ma la storia è romanzata.
Riguardo a satana (che scrivo sempre con la minuscola, perché non è un nome proprio) ti rimando a questo studio:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... Bibbia.pdf
Riguardo a satana (che scrivo sempre con la minuscola, perché non è un nome proprio) ti rimando a questo studio:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... Bibbia.pdf