Non problem ….. ! Gualtiero, se ti riferisci a Shofetim “Gdc” 18/30 effettivamente ci sono alcune stranezze e riferimenti a un “qualche cos'altro” e come affermi tu è criptico, mi pareva di avere scritto anni fa a qualcosa a riguardo, se stiamo parlando di sacerdozio o di sacerdoti concordiamo che sicuramente sono spariti da molto tempo, ma occorre fare una distinzione tra la discendenza di Moshè e il sacerdozio che è quello che inizialmente Moshè ha passato ad Aronne anche se con qualche riserva , sacerdozio diventato ereditario per discendenza ma con qualche eccezione, la separazione tra stato e chiesa si è mantenuto fino al 70 e.v., ora come in una story possiamo ipotizzare che quando Tito distrusse Gerusalemme non tutti i sacerdoti finirono morti o in schiavitù, è invece plausibile che qualcuno dei kohanim e altre figure importanti riuscissero a scampare all'assedio di Gerusalemme, non sappiamo esattamente chi fosse il quel momento il Cohen Gadol in carica ma è altamente probabile che i sopravvissuti fossero i … sadducei la classe sacerdotale del Tempio, si ipotizza anche che alcuni di loro riuscirono a uscire da Gerusalemme assediata e abbiano trovato rifugio presso gli esseni a Qùmran, ipotizziamo che trasportassero con se molti documenti e un buon numero di rotoli della Torah e molto altro di quello che era custodito nel Tempio , di tutto questo non si è più parlato …..qualcuno sostiene che altri documenti e parte del tesoro del Tempio fosse stato preventivamente nascosto, ne avevano il tempo, qualcuno ipotizza che si possa trovare ancora oggi sotto la moschea in Gerusalemme.
Vediamo di capire cosa è successo nel nel capitolo che indichi tu di Giudici e potrebbe darti ragione sulla discendenza di Moshè ma con qualche distinguo ,argomento per una prossima discussione, sempre che tu sia ancora interessato.
Il capitolo 17 di Shofetim si chiude in una strana espressione: “Michà disse: ora sono sicuro che il Signore mi farà del bene, perché un levita è divenuto sacerdote presso di me”
Il nome del levita non viene menzionato , non è molto comune che nel Tanach un uomo compia delle azioni rilevanti senza che sia indicato il suo nome.
Il capitolo 18 di Shofetim inizia con la ripetizione :”In quei giorni non c’era un re in Israele e in quei giorni la tribù di Dan si cercava un territorio dove stare, perché fino a quel giorno non le era toccato un territorio fra le tribù di Israele”
E come spesso era consuetudine quando si cerca un luogo si manda in avanscoperta degli esploratori, lo hanno fatto Moshè e Yehoshùa, erano in cinque e nel loro vagare si imbatterono nella casa di Michà:
“Quando furono a casa di Michà riconobbero la voce del giovane levita, si recarono da lui e gli chiesero: “Chi ti ha condotto qui, e cosa fai qui, e per cosa sei qui?”
Egli rispose loro: “Così e così mi ha fatto Michà, mi ha assoldato e io faccio da sacerdote presso di lui.”
Gli esploratori se ne vanno dalla casa di Michà dopo aver chiesto al levita un auspicio sul loro viaggio, la risposta di quest’ultimo è un incoraggiamento, quasi una benedizione :”Andate tranquilli il viaggio che state intraprendendo è gradito al Signore”(Shofetim 18/6)
In seguito essi ricompaiono a casa di Michà accompagnati da seicento guerrieri che si piazzano davanti all’uscio della casa di Michà, il testo specifica che erano seicento uomini armati della tribù di Dan: “ I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese avanzarono, entrarono nella stanza, presero la statua di getto, l’Efod e i Terafim; il sacerdote stava dritto sul vano della porta e presso di lui i seicento uomini armati …… il sacerdote disse loro, (i cinque) che cosa fate? Essi gli risposero. “ sta zitto, metti la mano sulla bocca, vieni con noi e sii per noi consigliere e sacerdote; è meglio per te essere sacerdote della casa di un solo uomo o essere sacerdote di una intera tribù di Israele?”.
Il sacerdote fu contento, prese l’Efod e i Terafim e la statua e venne in mezzo quella gente” (sempre da Shofetim 18/15-20)
Morale ? Michà restò senza il suo sacerdote.
Il testo ci narra che in seguito tutta la tribù di Dan occupò delle terre con la spada e in quel luogo costruirono una città chiamata Dan.
Il capitolo 18 termina con queste parole: “ I figli di Dan si misero su la statua, e Jehonathan figlio di Gheresciom, figlio di Manasse, egli ed i suoi figli, furono sacerdoti per la tribù di Dan fino al momento dell’esilio dal paese. Essi tennero dunque la statua che aveva fatto Michà per tutto il tempo in cui la casa di D-o fu in Shilòi “ (Shofetim 18/30-31) ( Giudici).
Tutto questo era già scritto nella Torah ?
Forse si! Ma sicuramente meglio nel libretto di istruzioni annesso alla Torah per la sua comprensione, Midràsh ecc.
Nel libro di Dvarim è scritta una profezia singolare:
”Se per caso ci fosse in mezzo a voi un uomo una donna, una famiglia o una tribù il cui sentimento si distoglie oggi dal Signore Dio nostro, per andare ad adorare gli dei di quelle nazioni ………. L’ira del Signore divamperà e la Sua indignazione sarà contro quell’uomo e si poserà su di tutto l’anatema scritto su questo libro, ed il Signore cancellerà il suo nome da sotto il cielo. Il signore lo separerà da tutte le tribù di Israele …”(Dvarim – in parashàt Nitzavim 29/17 20)
Il midrash sostiene che questo passo si riferisce alla tribù di Dan che prende e adora la statua di Michà. Anche il nome del levita viene svelato, si chiamerebbe “Jehonathan figlio di Gherdhom figlio di Manasse” questo personaggio è un discendente diretto di Moshè, suo nipote figlio di Ghershom , figlio primogenito di Moshè: Il Midràsh offre una sua interpretazione suggestiva:
“...nell’ora in cui Moshè disse ad Yitrò: ‘Dammi in moglie tua figlia Zipporà’, gli disse:‘Accetta su di te un impegno che io ti dico ed io te la do... il primo figlio che avrai sarà destinato all’idolatria, da qui in poi al servizio del Cielo.’ Ed egli prese l’impegno. Gli disse:”Giuramelo”, e glielo giurò, come è detto:” Wajoel Moshè “(ed acconsentì Moshè). (fonte Yalkut Shmòt)
Ora ritorniamo al testo ebraico come è scritto
ויקימו להם בני דן את הפסל ויהונתן בן גרשם בן מנשה
“I figli di Dan si misero su la statua e Jehonathan figlio di Ghershom figlio di Manasse”( Shofetim 18/30) .
La Torah non spiega solo attraverso le parole ma utilizza diversi stratagemmi che possono essere segni, accenti, spazi anomali tra le lettere, ripetizioni e molto altro, in questo caso il testo ha modificato il nome di Moshè inserendo una נ rimpicciolita che nasconde il nome di Moshè , la nun appare più piccola e sfalsata rispetto al testo e leggiamo comunque “Menaseh”.
Una tradizione interpretativa afferma che nulla può essere tolto o aggiunti alle scritture , ma aumentare e diminuire si può fare, un esempio lo abbiamo trattato nella commento nella Meghillàh di Ester.
Dunque Moshè sapeva tutto questo ?
Un giallo biblico?
Ricordate l’episodio del viaggio di Moshè verso l’Egitto , Moshè e Tzipora sua moglie e il figlio Ghershom furono aggrediti da H , Tzippora circoncise il figlio con una selce. Il soggetto della azione non è chiaro, a D-on'el chi doveva morire ?
La tribù di Dan peccò di idolatria, dobbiamo ricordare che il suo ruolo nella lunga marcia dall’Egitto a Cana’an era quella di chiudere le fila , gli ultimi alla fine di tutti, chi chiude la fila raccoglie anche i ritardatari o quelli che non certi nella fede in D-o e che hanno indugiato, il pacchetto comprende anche di raccogliere le cose abbandonate e raccogliere coloro che erano rallentati dai tesori che si portavano sulle spalle, poi gli opportunisti, gli indecisi, quelli che hanno atteso fino all'ultimo per decidere chi era il vincitore.
La tribù di Dan ha avuto questo compito , è un mestiere tremendo quello di soccorrere chi non vuole essere soccorso.
Forse il contagio con questi ultimi è stato come un virus che ha contagiato la tribù di Dan alla idolatria.
Salve a tutti.
Caspita Neumann ti sei impegnato tanto. Grazie per la risposta.
Mi trovo in linea con molte cose che hai scritto.
Prossimamente vedrò di impegnarmi anch'io a fare una dissertazione, non molto lunga, cercherò di mantenermi nei parametri altrimenti diventerebbe noiosa.
Gualtiero
Buon giorno noiman, e a tutti.
Eccomi come avevo promesso. Cominciamo col dire:
Se il non ben identificato Michà e Jehonathan si costruirono una statua, sicuramente non erano degli sprovveduti, e molto probabilmente non ritenevano che fosse una cosa grave. D'altronde anche Aronne costruì un idolo, e Mosè la fece pagare cara al popolo mentre Aronne se la cavò con qualche rimprovero.
L'unico ad essere fissato con l'idolatria era Mosè che aveva le sue buone ragioni e cioè il suo scopo da raggiungere. Non è su questo che è orientato il mio interesse.
La mia vuole dimostrare che secondo noi tutti i kohèn gadòl sono stati discendenti diretti di Mosè. Ad Aronne e la sua discendenza tocco il sacerdozio comune. Ciò che affermo non è campato in aria ma risultati di attente osservazioni bibliche.
I discendenti dei grandi fondatori di religioni, di solito, occupano posizioni di tutto rilievo nelle società che hanno adottato quelle religioni. I discendenti di Confucio, per esempio, e quelli di Maometto. E i discendenti di Mosè che fine hanno fatto? Logica vorrebbe che fossero tenuti in grande considerazione in seno ad Israele e che occupassero una posizione di rilievo per lo meno nella sua organizzazione religiosa. Invece nella bibbia, che è l'unica fonte di informazioni storiche su Israele, non esiste il minimo cenno esplicito a questo proposito. A giudicare dal silenzio che li circonda, sembrerebbero svaniti nel nulla, come se non fossero mai esistiti. Eppure non c'è dubbio che Mosè abbia avuto dei discendenti.
E' un silenzio che appare incredibile, enorme. Può essere attribuito soltanto a due cose: o c'è stata una censura che ha tagliato o mascherato, a seconda dei casi, tutte le notizie relative alla famiglia di Mosè; oppure questa famiglia è sparita, per un qualche motivo, prima dell'invasione della Palestina. Ma se così fosse stato, il racconto avrebbe dovuto riportarlo. La cronaca dell'Esodo è precisa e dettagliata e registra un gran numero di fatti apparentemente banali; un fatto così enorme come l'eventuale annientamento della famiglia del protagonista assoluto dell'opera dovrebbe necessariamente essere riportato. In ogni caso, quindi, si deve ammettere che una qualche forma di censura c'è stata, o da parte dell'autore stesso del Pentateuco, oppure successivamente. L'idea che qualcuno abbia voluto cancellare la famiglia di Mosè dalla storia di Israele, sembra incomprensibile. Eppure è un dato di fatto innegabile. Alcune notizie frammentarie e liste genealogiche, sfuggite evidentemente alla censura, nei libri successivi (Giudici, Samuele e Cronache), infatti, ci danno la certezza che i figli di Mosè gli sono sopravvissuti e sono entrati in Palestina al momento della conquista, ed hanno avuto a loro volta dei figli e dei discendenti, che arrivano per lo meno fino ai tempi di re Davide. Ma delle loro vicende, delle cariche ricoperte e del ruolo svolto negli avvenimenti successivi alla conquista non viene detto nulla di esplicito. Questo non è certamente dovuto al fatto che i discendenti del più grande dei profeti fossero personaggi di secondo piano, che potessero venire ignorati dai cronisti dell'epoca. Non è pensabile.
Incongruenze ed omissioni ingiustificabili e molto significative a questo proposito si notano già nell'ultimo libro del pentateuco, Deuteronomio. Questo libro narra i fatti dell'ultima giornata terrena di Mosè, quando egli convoca l'assemblea del popolo ebraico e tiene un grande discorso di commiato, passando pubblicamente le consegne ed il potere ai suoi successori. Ci sono cose che dovevano necessariamente essere riportate nella cronaca di quella giornata, perché ne costituiscono una parte importante, se non addirittura il motivo principale per cui era stata convocata l'assemblea. In particolare manca ogni accenno al sommo sacerdote che era o dovette entrare in carica in quell'occasione.
In mancanza di indicazioni specifiche viene correntemente dato per scontato che il sommo sacerdote fosse allora Eleazaro, figlio di Aronne, che avrebbe ereditato la carica dal padre; ma è inverosimile. Aronne e suo figlio non sono mai stati sommi sacerdoti: con quasi l'assoluta certezza questo fu inserito da Esdra quasi un millennio dopo, che non ha alcun fondamento nei primi libri della Bibbia. È inverosimile perché fino a che rimase in vita il sommo sacerdote fu sempre e soltanto Mosè. Lui e solo lui fu l'interlocutore con Dio; fu lui che consacrò il tempio-tenda, lui che consacrò Aronne e successivamente Eleazaro; lui che convocava le assemblee e presiedeva le cerimonie. Aronne fu sempre e soltanto una comparsa. Non ci può essere il minimo dubbio che Mosè assommasse nella sua persona il potere sia civile che religioso.
Nella sua ultima giornata, narrata in Deuteronomio, egli passa pubblicamente il potere civile a Giosuè, ma non quello religioso. A chi andò quest'ultimo? Chi fu designato sommo sacerdote da Mosè al momento del suo commiato dal popolo ebraico? Se il sommo sacerdote fosse stato in quel momento Eleazaro, dovremmo aspettarci che egli comparisse a fianco del profeta come, giustamente, compare il suo erede militare, Giosuè. O quanto meno che il suo nome comparisse nei passi più significativi di un libro quasi interamente dedicato a questioni di carattere religioso e sacerdotale.
Invece il nome di Eleazaro non compare mai nel libro di Deuteronomio, se non una volta, in relazione alla morte del padre.
Secondo la consuetudine ed il diritto in vigore presso il popolo di Israele, i figli primogeniti ereditavano sempre la posizione ed i privilegi del padre; Non ci sono indicazioni che Mosè facesse eccezione alla norma su questo punto; anzi, il fatto che il racconto evidenzi che Ghersom era il suo "primogenito", sottintende che veniva considerato quale suo erede e successore. In base alle consuetudini, quindi, e alla logica, dovremmo aspettarci che Mosè abbia presentato come proprio successore alla carica di sommo sacerdote il proprio figlio primogenito.
Ma nel libro di Deuteronomio i figli di Mosè non sono mai nominati; neppure in occasione della sua morte e sepoltura, il che è decisamente contrario ad una norma perfettamente documentata nel Pentateuco: tutti i patriarchi sono stati sepolti dai propri figli.
Il testo di Deuteronomio, quindi, risulta lacunoso su due punti di assoluto rilievo nell'ambito dei fatti narrati e di importanza capitale nella storia di Israele: i figli di Mosè e l'identità del suo successore alla carica di sommo sacerdote. E' legittimo ritenere che su questi due argomenti sia stata esercitata una sorta di censura e che fra di essi: i figli di Mosè e il sommo sacerdozio ci sia una stretta connessione.
Oltre ciò un'ombra risulta gettata anche su la città di Silo, situata nel territorio montagnoso di Efraim, più o meno al centro del territorio conquistato, fu assurta a città guida di Israele fin immediatamente dopo la conquista della Palestina ed era rimasta tale fino alla sua distruzione, operata dai Filistei ai tempi di Samuele.
A Silo, infatti, era stato eretto il tempio a Yahweh dove veniva conservata l'arca dell'alleanza (1 Sam. 4,3). A Silo risiedeva il sommo sacerdote. A Silo tutta Israele portava le proprie offerte per il Signore (1 Sam. 2,13 seg). A Silo tutti gli anni convenivano gli israeliti da ogni parte della Palestina, "per prostrarsi e sacrificare a Yahweh degli eserciti" (Gdc, 21,19; 1 Sam. 1,3). Sulla base di tutte queste indicazioni, così chiare e precise, non è possibile nutrire dubbi sul fatto che, durante tutto questo intervallo di tempo, Silo era stata per Israele quello che più tardi sarebbe stata Gerusalemme. E il titolare del santuario? in quanto sommo sacerdote, era la massima autorità di Israele. L'autore del libro di Giosuè non poteva ignorare quella che era in effetti l'informazione più importante e significativa di tutto il libro e cioè a chi fosse stata assegnata la città ed il suo santuario. Quindi, delle due l'una: o egli ha omesso deliberatamente di riportare la notizia, per una qualche sua ragione che al momento ci sfugge, oppure essa è stata cancellata successivamente. Se all'epoca della conquista il sommo sacerdote di Israele fosse stato Eleazaro, come vuole la tradizione consolidata ai tempi di Esdra, è logico aspettarsi che la città sarebbe stata assegnata a lui stesso. Ma il libro di Giosuè non lo dice. Anzi, un controllo accurato del testo permette di stabilire con certezza che la città non fu assegnata a nessuno dei leviti, e tantomeno ai discendenti di Aronne. I leviti ebbero in tutto 48 città ma non Silo. Ulteriore conferma è il fatto che Eleazaro fu sepolto a Ghibeat, chiara indicazione che questa era la sua città, passata poi in eredità a suo figlio Fineas.
Il fatto che nel libro di Giosuè non venga detta una singola parola da cui si possa arguire a chi fosse stata assegnata la città costituisce una omissione altrettanto clamorosa di quella relativa alla mancata menzione della famiglia di Mosè. L'ipotesi della censura diventa quindi una certezza.
Ci sarebbe da scrivere tanto ancora. Riportare tutto sarebbe davvero una cosa molto lunga impegnativa, e comunque non mi sembra questo il luogo più adatto.
Quindi riporterò i punti più importanti come spunto per chi volesse approfondire.
Il primo punto, come abbiamo già visto ben due capitoli di Giudici, il 17 e 18, vengono dedicati a una storia apparentemente strana e avulsa dal contesto narrativo del libro stesso. Si parla infatti di un "certo" levita, figlio cadetto di un personaggio ignoto, che parte da Betlemme in cerca di fortuna e viene accolto in casa di un non meglio identificato Mica, che abitava sulla "montagna di Efraim" e che lo assume come suo "sacerdote" personale. Dopo varie vicende, il nostro sacerdote approda a Dan, dove fonda un santuario. Alla fine dei capitoli si scopre che questo levita "innominato" aveva un nome ben preciso, Gionatan, ed era figlio nientemeno che di Ghersom, primogenito di Mosè.
Questo versetto è importante perché conserva l'evidenza di una censura e mostra come essa sia stata operata con interventi davvero minimi sul testo. Nella versione della Bibbia tratta dal testo masoretico, infatti, il nome di Mosè è stato cambiato in quello di "Manasse", semplicemente inserendovi una "n" נ.
C'è un altro particolare di estremo interesse, e cioè il fatto che "Gionatan, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e quindi i suoi discendenti furono sacerdoti della tribù di Dan fino al giorno della deportazione dalla terra. Essi si eressero l'idolo che si era fatto Mica, che rimase in quel luogo per tutto il tempo in cui la casa di Dio fu in Silo" (Gdc. 18,31). E' evidente da questo cenno che fra Gionatan e il santuario di Silo doveva esistere un legame diretto. La spiegazione più logica e immediata è che il titolare del santuario di Silo fosse suo padre Ghersom.
Secondo punto: Da un passo di Giudici, molto controverso e sicuramente praticata una censura, apprendiamo come recita la Bibbia, che dopo la morte di Giosuè il potere passò ad un certo "Kusan Risataim, re di Aram. Gli Israeliti stettero sottomessi a Kusan Risataim per otto anni. Allora gli Israeliti alzarono il loro grido a Yahweh, il quale suscitò un salvatore che li liberò: fu Othoniel, figlio di Qenaz…". Gli esegeti si sono sempre chiesti chi mai potesse essere questo personaggio, che sicuramente non era un re Arameo, né risulta avesse un esercito, una sede, o che avesse invaso la Palestina o compiuto azioni militari di alcuna sorta. La cosa più strana è il nome: "Kusan", infatti, non è un nome di persona, ma il nome di una località del paese di Madian, da cui venivano Zippora e i figli di Mosè (vedi Abacuc 3,7).
Si tratta senza dubbio di un soprannome, applicato sprezzantemente a qualcuno originario di quella località. Ci vuol poco a capire che si tratta proprio di Ghersom, succeduto a Giosuè nella guida del paese. La conferma ci viene data da uno scritto apocrifo del II secolo a.C. (L'Apocalisse di Mosè) che fornisce una versione di quei versetti leggermente, ma significativamente, diversa da quella fornita dal libro dei Giudici. Infatti egli dice testualmente: "Dopo la morte di Giosuè si pose a capo dei figli di Israele, per ottanta anni, Kusan il terribile. Quindi guidò Israele per venti anni Othaniel, figlio di Kena…".
"Kusan" è con tutta evidenza il capo israelita che subentra immediatamente a Giosuè nella guida del popolo ebraico. Non un re straniero invasore, quindi, ma sicuramente il titolare del tempio di Silo. E non viene sconfitto da Othaniel, come è detto in Giudici. Kusan, quindi, era il soprannome con cui veniva indicato il titolare di Silo, massima autorità della Palestina. Trasparente indicazione che si trattava proprio del figlio di Mosè, Ghersom, madianita cresciuto a Kusan. E' un soprannome sprezzante, a cui si aggiunge un appellativo che rivela chiaramente la natura maligna del personaggio. "Risataim", infatti, significa "dalla doppia malizia", tradotto dall'apocrifo in "terribile".
Terzo punto: il sommo sacerdote Eli era discendente di Mosè. C'è un modo per saperlo, chi ha avuto Silo in eredità all'atto della spartizione?
Le cariche in Israele, come pure il possesso di beni e città, erano sempre ereditari. Basta quindi controllare chi fossero gli antenati del titolare del santuario di Silo ai tempi di Samuele, per scoprire chi l'ha avuta in sorte all'atto della spartizione. Nei libri di Samuele tutti i personaggi vengono identificati con le loro genealogie, di norma quelli importanti fino a Giacobbe. Il primo libro, infatti, si apre con la genealogia completa di Samuele, che risale fino ad Efraim, figlio di Giuseppe. A maggior ragione, quindi, dobbiamo aspettarci che siano citati gli antenati del gran sacerdote Eli, titolare del tempio di Silo, il personaggio più importante di Israele a quell'epoca. Ma sorprendentemente gli antenati di Eli non vengono citati da nessuna parte. Neppure il nome di suo padre. E' assolutamente incredibile. Il solito censore all'opera? Senza dubbio. Ma c'è un passo, 1 Sam.2,27, in cui il censore lascia filtrare qualche informazione in merito ad un grande antenato di Eli, ovviamente senza riportarne il nome:
"Un giorno venne un uomo di Dio a Eli e gli disse: 'Così dice il Signore: Non mi sono forse rivelato al tuo antenato mentre gli ebrei si trovavano in Egitto come schiavi nella casa del faraone? Ed egli fu scelto fra tutte le tribù di Israele per me, perché facesse il sacerdote e salisse sul mio altare per far ascendere il fumo dei sacrifici, per portare dinanzi a me l'efod, affinché io dessi alla casa del tuo antenato tutte le offerte fatte mediante il fuoco dai figli di Israele?'"
Sulla base di queste parole, sembrerebbe non possano esserci dubbi che il "grande antenato" di Eli debba identificarsi con lo stesso Mosè: fu a lui e a lui solo che Dio si rivelò mentre gli ebrei erano in Egitto; lui fu sempre l'unico interlocutore diretto con Dio. E fu Mosè a consacrare il tabernacolo e ad offrire i primi sacrifici; fu lui a ungere Aronne ed i suoi figli (Es.29).
Altri punti a conferma di quanto sostengo ci sono per esempio: In 1 Cronache 23,14 c'è scritto che: "riguardo a Mosè, uomo di Dio, i suoi figli furono contati nella tribù di Levi. Figli di Mosè: Ghersom ed Eliezer. Figli di Gherson: Sebuel il primo. Figli di Eliezer furono Recabia il primo. Eliezer non ebbe altri figli, mentre i figli di Recabia furono moltissimi."
Ulteriore conferma si trova sempre in Cronache, due capitoli più avanti; al versetto 24, si legge:
"Sebuel, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, era sovrintendente dei tesori. Tra i suoi fratelli, nella linea di Eliezer: suo figlio Recabia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Zicri, di cui fu figlio Selomit. Questo Selomit con i fratelli era addetto ai tesori delle cose consacrate, che il re Davide, i capi dei casati, i capi di migliaia e di centinaia e i capi dell'esercito avevano consacrate, prendendole dal bottino di guerra e da altre prede, per la manutenzione del tempio. Inoltre c'erano tutte le cose consacrate dal veggente Samuele, da Saul figlio di Kis, da Abner figlio di Ner e da Ioab figlio di Zeruià; tutti questi oggetti consacrati dipendevano da Selomit e dai suoi fratelli."
Credo che possa bastare per avere degli spunti per una buona ricerca.
Parte di questo scritto è stato tratto dal libro "La famiglia di Mosè"
di Flavio Barbiero.
Buona ricerca. Gualtiero
Ricordo di aver conosciuto Flavio Barbiero, negli 80 o giù di lì a Venezia e mi pare anche di ricordare questo studioso in relazione al professor Emanuel ‘Anati che ho conosciuto personalmente.
Quindi devo rispondere a tutti e due, magari separando quanto tratto dal suo studio dal libro/articolo “La Famiglia di Mosè, un potere occulto della storia dell’Occidente”, pur trovandomi d’accordo con lo studio del sig.Barbiero mi limiterò a commentare quanto sarò in grado di separare dalla narrazione sensazionalista e da quello che l’aspetto reale di quello che si evidenzia dalla scrittura.
Grazie per il tuo augurio
Noiman
Luigi ha scritto: ↑domenica 1 dicembre 2024, 12:46
Ciao noiman, voglio portare alla tua attenzione un passo dalla NR
ove nel salmo 137 si legge: 8 Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta,
beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! 9 Beato chi afferrerà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!
Leggendo questa frase da me sottolineata rimango basito e perplesso, poichè nessuno farebbe del male ad un bambino.
Puoi dirmi se è esatta la traduzione ?
Grazie
Ciao noiman, forse ti è sfuggito questo mio commento, aspetto con piacere una tua risposta.
Salute
Tehilim 137 è tradotto come hai scritto, pensavi che avrei tradotto diversamente?
questo salmo va esaminato nel contesto storico, quando i Babilonesi invasero la Giudea e distrussero Gerusalemme, le atrocità commesse dalla soldataglia babilonese sono inenarrabili , migliaia di donne e bambini furono squartati vivi e i feti venivano calpestati dalle colonne dei soldati, in Gerusalemme i bambini venivano scagliati dalle mura sulle rocce sottostanti migliaia di schiavi furono inviati a Babilonia in catene in lunghe colonne, qui nasce un altro Salmo “Una voce si ode da Rama, lamento e pianto amaro, Rachele piange i suoi figli, rifiuta di essere consolata perché non sono più”
Rama era il quartier generale di Nabucodonosor, dove gli schiavi venivano convogliati e poi distribuiti ai generali dei babilonesi, le donne belle per il piacere, gli altri per i lavori in cave e miniere, piccoli e malati soppressi subito, quindi è comprensibile che i superstiti preghino per la distruzione di Babilonia , l’enfasi del salmista è sicuramente caricata, 137 non è il solo salmo che auguri la morte a qualcuno, rimangono ancora oggi vive espressioni come “ti sbatto la testa contro il muro”, oppure di mangio il cuore…
Niente di nuovo sotto il sole…
Noiman
Buongiorno a tutti voi, ci ho messo un po’ ha elaborare una risposta, nel frattempo dopo tanti anni ho potuto rivisitare la cattedrale di Notre Dame dopo il suo completo restauro, gli interni sono stati rinfrescati e al primo sguardo sembra un po’ meno gotica e suggestiva di quando gli antichi muri e le volte apparivano scure dai oltre 10 secoli di vita, nonostante questa nuova luminescenza Notre Dame mostra ancora il suo fascino.
Si! Gualtiero l’idolatria è una vecchia malattia dell’ebraismo e Moshè almeno nella prima parte della vita ha fatto da antivirus, molto difficile convincere gli esuli sopravvissuti dall’Egitto che H era solo Uno senza immagine e forma, nonostante che in Bereshit leggiamo che l’uomo fu fatto a immagine e somiglianza di D-o. riporti
Se il non ben identificato Michà e Jehonathan si costruirono una statua, sicuramente non erano degli sprovveduti, e molto probabilmente non ritenevano che fosse una cosa grave. D'altronde anche Aronne costruì un idolo, e Mosè la fece pagare cara al popolo mentre Aronne se la cavò con qualche rimprovero
Moshè si rese conto che il popolo non era pronto a confrontarsi con le popolazioni in Cana’an perché sapeva che gli ebrei avrebbero solo sostituito gli dei dell’Egitto con quelli dei cananei, Moshè scelse un nuovo percorso pedagogico che durò due generazioni, è banale affermare che Aronne se la cavò con una tiratina di orecchie, in realtà evitò di fare la fine di Chur figlio di Miriam che si oppose al popolo e fu ucciso, se Aronne si fosse opposto sarebbe stato ucciso a sua volta, e uccidere un Cohen sarebbe stato per Israel un peccato imperdonabile, in Echà è scritto: “Non sia ucciso un Cohen nel Santuario” Aronne e scelse il male minore, sapendo che dopo la punizione ci sarebbe stata la teshuvà , una strada con un possibile ritorno e questo lo comprese anche Moshè.
Se il non ben identificato Michà e Jehonathan si costruirono una statua, sicuramente non erano degli sprovveduti, e molto probabilmente non ritenevano che fosse una cosa grave
Per rispondere vorrei concludere riguardo a Shofetim e cercare di definire l’idolatria di Michà.
Nel libro dei Re “ Trascurarono tutti comandamenti del signore, il loro D-O. Si costruirono due immagini di vitelli in metallo fuso e un palo sacro della dea Aserah, adorarono gli astri e servirono il dio Baal.Bruciarono in sacrificio i loro figli e le loro figlie. Praticarono magie per conoscere il futuro…… e perciò il Signore li scacciò lontano da sé , rimase solo la tribù di Juda. Ma anche gli abitanti di Juda non osservarono i comandamenti del Signore, loro Dio….. Perciò il Signore respinse l’intero popolo di Israele.( Melachi 17/16-20).
Niente di nuovo ! Manasse re di Giuda addirittura adorò il sole nel cortile del tempio (II Melachi 23/3-5).
Nel libro di Shofetim Michà che fa costruisce un idolo d’oro e allestisce nella sua casa un sacerdozio personale, con tanto di stanza interna per l’adorazione: “Aveva una stanza dedicata a Dio, aveva fatto un Efod e dei Terafin ed aveva iniziato uno dei suoi figli a adempiere alla funzione di sacerdote. In quel tempo non c’era un re in Israele, ognuno faceva quel che gli piaceva” (Shofetim- 17/5)
Il testo afferma quasi a voler giustificazione che in quel tempo nessuno governava il paese in modo stabile.
Poi la sorte conduce a Michà un levita errante , Michà lo assume in cambio di 10 monete d’argento l’anno, vitto alloggio come sacerdote al posto del figlio.
Il levita e poi il Cohen erano sacerdoti in Israele per vocazione divina.
“Allora Michà gli disse:” Sta con me e siimi consigliere e sacerdote, ed io ti darò dieci monete d’argento all’anno, una muta di abiti e il tuo sostentamento”. E il levita accettò la proposta: accondiscese dunque a stare con l’uomo”( Shofetim 17/10-11)
Il testo ebraico:ויואל הלוי לשבת את האיש “vajoèl ha-lev’lascevet et ha-ish” tradotto letteralmente, “acconsenti il levita a sedere con l’uomo” .
Sono le stesse parole che troviamo in Shmòt 2/21ויואל משה לשבת את האיש “Acconsenti Moshè a risiede con l’uomo”. Lo abbiamo gi letto a proposito di Yalcut Shmòt.
Questo uomo è Yitrò il suocero di Moshè.
La tradizione talmudica osserva che tra i due passi c’è un legame che non è casuale.
In altre parti della Torah e del Tanach ci sono altre ripetizioni simili, ma in questo caso compaiono altri elementi che sostengono la non casualità.
Moshè “acconsentì” , il termine non è una accettazione piena, ma piuttosto una accettazione con riserva che esprime un dubbio, risiedere con l’uomo è un semitismo tra i tanti con significato di stabile un legame di parentela, in questo caso sposare una delle figlie moabite di Yitrò , il nuovo legame familiare coinvolgerà la discendenza di Moshè.
Anche il levita acconsentì a risiedere con Michà.
Chiuso il capito di Shofetim posso rispondere alla tua ultima parte
La mia vuole dimostrare che secondo noi tutti i kohèn gadòl sono stati discendenti diretti di Mosè. Ad Aronne e la sua discendenza tocco il sacerdozio comune
Perché secondo noi?
Mi pare di capire di capire che esisterebbero due linee sacerdotali, una maggiore tra “” e una minore, secondo la tua ipotesi quella di Aronne sarebbe la minore, questo mi ricorda una spiegazione che offre il Vangelo riguardo le linee sacerdotali, nelle lettere di Paolo a Ebrei 5,6/10, 6-18/20, 7/1 vengono distinte dal cristianesimo separando Melkisedek dal sacerdozio di Aronne, la Chiesa ha confermato in più concili la validità del sacerdozio. Lo stesso catechismo conferma la stessa visione e Melkisedek come l’anticipazione del sacerdozio di Cristo, ovviamente il novello cristianesimo non voleva dipendere dal sacerdozio di Aronne.
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I discendenti dei grandi fondatori di religioni, di solito occupano posizioni di tutto rilievo nelle società che hanno adottato quelle religioni I discendenti di Confucio per esempio quelli di Maometto. E i discendenti di Mosè che fine hanno fatto? La logica vorrebbe che fossero tenuti in grande considerazione in seno ad Israele …
Evidentemente ci troviamo su due logiche diverse, strutturalmente discordi, tieni conto che ella Haggadah che ripetono ogni anno gli ebrei nei sedarim di Pesach il nome di Moshè non appare mai, Moshè è un guida , ma fu H ha liberare il suo popolo dall’Egitto,secondo il testo biblico, gli ebrei sonnacchiosi e ribelli videro più miracoli in pochi mesi che in tutto il resto del racconto biblico, al punto che Rashi scrisse : Una schiava su mare dei giunchi, vide quello che i profeti non videro”. (Rashi).
La successione del potere non è sempre ereditaria, , il successore è scelto per meriti e per elezione divina, il cambiamento è radicale e nessun uomo in Israel avrà le prerogative di Moshè e il ruolo di mediatore teoforico unico e privilegiato, l’epoca dei miracoli pirotecnici è quasi al termine, la morte di Moshè concluderà un’era storica che per certi aspetti è più affine ad Avrahàm che a quelli che seguiranno Moshè, il livello della rivelazione viene abbassato, i Coanim per conoscere i voleri dei cieli avranno bisogno degli Urim e Thummin ..
Nella successione la discendenza diretta di Moshè è esclusa e i suoi figli non verranno menzionati, sarà Jehoshuà a , il ruolo di condottiero e guida morale viene riclassificato e separato nelle figure di Re e Sacerdote.
Questo è il modello che ha differenza di quello di Maometto non ha mai separato il potere religioso da quello civile, il potere religioso nell’Islam non consente altra visione, esiste l’Islam politico simile al potere temporale e spirituale della Chiesa concentrato nel Papa, ostacolando per molti secoli il pensiero laico.
Costantino si converti al cristianesimo solo in punto di morte e lasciò un testamento “Constitutum Costantini” o “Donatio” che conferiva al Papa romano la supremazia su tutti i regnanti della terra, questo è stata la sostegno del potere temporale della Chiesa che sarà rafforzato e reso definitivo Gregorio VII nel 1075 con il “Dictatus papae” che conclude attraverso i ventisette punti la sudditanza di ogni cristiano, principe o imperatore al papa, e stabilisce che la Chiesa Romana non ha mai errato o errerà per tutta l’eternità, papa Ratti al secolo Pio XI dichiarerà i pieno novecento”Se c’è un regime totalitario, totalitario di fatto e diritto,è il regime della Chiesa, perché l’uomo appartiene totalmente alla Chiesa, deve appartenerle, dato che l’uomo è creatura del buon Dio”
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Aronne e (Elazar) suo figlio non sono mai stati mai sommi sacerdoti [….. . ] finchè rimase in vita il sommo sacerdote fu sempre e soltanto Mosè e Aronne una comparsa
”E il Signore disse a Moshè, prendi Giosuè figlio di Nun, l’ uomo che ha lo spirito in se e appoggia le tue mani su di lui e lo farai stare dinnanzi ad Elazar il sacerdote e dinnanzi a tutta la congrega e lo istruirai ai loro occhi. E darai della tua gloria su di lui affinché ascoltino tutta la congrega dei figli di Israel”Bemidbar 27/18-21)
Ritroviamo anche in Esdra nella lunga genealogia della discendenza di Aronne il nome di Elazar . (Ezr 7/1)
Abbiamo quattro figli di Aronne nel ruolo di sacerdoti, il primo anello è il passaggio del sacerdozio tra Moshè e Aronne attraverso un rituale che impegnò ben 7 giorni Moshè per l’ultima volta l’avod, il servizio sacerdotale, lo scopo era di consacrare Aronne e i suoi figli compresi gli abiti sacerdotali, solo in quel momento Moshè era il Cohen ruolo riconosciutogli come retaggio per la santificazione che aveva ricevuto sul Sinai, nell’ottavo giorno sarebbe avvenuto il trasferimento della kehunà ad Aronne e i successivamente per suoi figli attraverso il miluim, la consacrazione ,
“E avvenne nell’ottavo giorno” (Wayqrà 9/1), nel primo di Nissan giorno in cui il Mishkàn era stato completato, Moshè chiamò il fratello Aronne , i suoi figli e gli anziani e disse ad Aronne :”Prendi per te un vitello come chattat (sacrificio espiatorio riferito al vitello d’oro) …. e un montone per olàh (olocausto) integri”, le traduzioni omettono questa sottolineatura, il vitello che Aronne doveva estrarre per se stesso doveva rappresentare il perdono che H. per il peccato di aver fabbricato il vitello d’oro, Aronne si presenta al popolo nel ruolo di Cohen Gadol e celebra davanti a Moshè il suo sacrificio come segno che Aronne e suoi figli e le loro discendenze sono stati legittimati Cohen, i commentatori sottolineano che Moshè soffrì molto la perdita di questa autorità e soprattutto di non potere lasciare nulla ai suoi figli, Moshè pensava che se non poteva trasmettere il dono della profezia tramite il sacerdozio poteva lasciare qualche cosa di se, ma sappiamo che il figlio di un Cohen è un Cohen, il figlio di un profeta non è detto che sia un profeta.
I figli di Aronne erano quattro, Nadav , Avihu, Eleazaro, Ita’mar, i due figli maggiori Nadav e Avihu morirono nello stesso giorno che fu consacrato il Miskan
Ma dove era avvenuto il miluim tra Moshè e Aronne e i suoi figli ? Lo troviamo sempre in Wayqrà
“ E imolò e prese da esso il sangue e lo pose su lobo dell’orecchio destro di Aronne e sul pollice della sua mano destra e il pollice del suo piede destro e fece arrivare i figli di Aronne e Moshè pose sul lobo dei loro orecchio destro e sul pollice destro del loro piede “ (Wayqrà 8/23)
Leggiamo וישחט , “lo imolò”, nel testo ebraico su questa parola è stato aggiunto un rarissimo segno sopra la ח chiamato shalshelet , appare solo 4 volte nella Torah e 7 volte in tutto il Tanak , segno che obbliga a una riflessione particolare e una supplementare interpretazione, lo shalshelet è una catena che congiunge parole diverse in significati comuni, in questo caso lo shalshelet si riferisce al secondo montone immolato da Moshè come il segno dell’investitura per Aronne e per la sua discendenza , il sangue con cui vengono segnati Aronne e i suoi figli è il vero miluim
Il miluim , è l’investitura al ruolo di sacerdote, Moshè compie i sacrifici per l’ultima volta come Cohen Gadol.
Come sappiamo i discendenti di Aronne sono Eleazar e Itamari figli superstiti di Aronne vengono esortati da Moshè che aveva assistito alla morte dei suoi nipoti a non uscire dalla tenda del convegno:
ומפתח אהל מועד לא תצאו פן-תמתו כי-שמן משחת יהוה עליכם ויעשו כדבר משה “Non uscirete dalla apertura della tenda del convegno affinché non moriate poiché l’olio della unzione di Y*** è su di voi, ed essi fecero come Moshè ha detto”(Wayqrà10/7).
Ancora in Bemidbar 17/1 5) ritroviamo Elazaro come sacerdote Core e Datan a seguito di una rivolta contro Moshè sono bruciati dall’ira divina, a Elazaro viene chiesto di prendere gli incensieri dei rivoltosi e di spegnere il loro fuoco, Elazaro esegue l’ordine d H. questa volta diversamente da quello che era accaduto ai suoi fratelli egli non viene consumato dal fuoco, questa è un’altra storia da approfondire
Ma nel deuteronomio i figli di Moshè non sono mai nominati, neppure in occasione della sua morte e sepoltura, il che è decisamente contrario a una norma perfettamente documentata nel Pentateuco : tutti i patriarchi sono stati sepolti dai propri figli.
Si è vero, ma la morte di Moshè è straordinaria e a quanto pare i parenti non sono stati invitati, fu una cerimonia molto privata ….
“E mori là Moshè, nella terra di Moav , secondo la volontà del Signore”( Dvarim 34/5) ,è scritto על פי יהוה” letteralmente “sulla bocca del Signore” l’espressione è una forma letteraria intensiva in uso in quel tempo, la ritroviamo in genesi
ויפח באפיו נשמת חיים ויהי האדם לנפש חיה
“soffiò nelle sue narici un soffio di vita”, oltre al significato figurato la tradizione amplia in modo suggestivo la lettura, sarà la bocca di D-o a raccogliere l’anima di Moshè ,nel senso simbolico di chi da la vita e di chi la toglie.
איש הת קברתו עד היום ויקבר אתו בגי בארץ מואב מול בית פעור ולא ידע
”Lo seppellì nella valle, nel paese di Mo’av, davanti a Beth Pe’or”. (Dvarim 34/6).
D-o stesso seppellisce Moshè? Ancora una volta un antropomorfismo voluto ?
Queste parole sono ancora una volta amplificate dalla tradizione, a differenza degli altri patriarchi non viene menzionata una tomba , nessun mausoleo, D-o si prende cura delle spoglie dell’uomo , il luogo della sua sepoltura rimarrà segreto .
A maggior ragione, quindi, dobbiamo aspettarci che siano citati gli antenati del gran sacerdote Eli, titolare del tempio di Silo, il personaggio più importante di Israele a quell'epoca. Ma sorprendentemente gli antenati di Eli non vengono citati da nessuna parte. Neppure il nome di suo padre. E' assolutamente incredibile. Il solito censore all'opera? Senza dubbio; ma c'è un passo, 1 Sam.2,27, in cui il censore lascia filtrare qualche informazione in merito ad un grande antenato di Eli, ovviamente senza riportarne il nome:
Eli era sacerdote a Silo una città che per qualche secolo il centro del culto e luogo di conservazione dell’arca della alleanza,questo circa trecento anni prima che Gerusalemme divenisse il centro spirituale definitivo.
La bibbia non è una anagrafe, i personaggi sono citati nella loro discendenza secondo esigenze narrative e anche in base ai meriti, il prestigio e il valore del personaggio, tieni conto che nel libro di Shmòt dal capitolo 28 fino a 30 , l’intera parashàt di Tetzavvè non compare più in nome di Moshè , nel caso di Eli apprendiamo dal testo biblico che egli non avesse meriti, Sacerdote Massimo non seppe opporsi ai suoi due figli che oltre che ladri erano anche blasfemi e adulteri, non solo …..è sotto il suo sacerdozio che i filistei si appropriano dell’Arca della Alleanza, Eli serve solo per ricordare la nascita di Samuele e la fertilità di Anna sua madre riacquistata attraverso la preghiera, gli antenati di Eli non sono menzionati per questo motivo, Eli rimane una boa isolata nella narrazione, tuttavia se si esaminano I° Malchim 2/27 e il libro Devarè Hayomim (I Cronache 24/3) possiamo riconoscere che Eli è discendente da Itamar , secondo figlio di Aronne e fratello di Eleazaro.
Ottima trattazione, Noiman. Ci sarebbe altro da dire in merito alla cosiddetta Lettera agli ebrei, che non è di Paolo ma di un omileta giudeo, ma ciò ci allontanerebbe di molto. Per cui, come tu dici: Bene, direi che per ora è tutto.