Traduzione di 2 Gv.10
Traduzione di 2 Gv.10
Caro Gianni, in un sito di testimoni di Geova ( Geova.org) ho letto che la TNM ha tradotto male il passo di 2 Gv. 10.
Questo è quello che affermano:
"Leggendo la stessa Traduzione del Nuovo Mondo, nella nota in calce di 2 Giovanni 10 iniziano a venire dei dubbi.Le pubblicazioni dei Testimoni di Geova non la citano mai, ma la parola “saluto” in 2 Giovanni 10 ha una nota in calce che contraddice profondamente l´insegnamento del loro Corpo Direttivo. La nota in calce alla parola “saluto” dice: Letteralmente “rallegrarsi”. Tra “non rivolgere un saluto” a una persona, e “non rallegrarsi con essa” esiste un abisso di differenza. Si salutano anche i perfetti estranei, ci si rallegra solo con gli amici o i parenti. Dove sta la verità.
Secondo l´Interlineare del Regno, la parola tradotta “saluto” é χαίρειν (chairein). Secondo i dizionari di greco, questo termine vuol dire letteralmente “rallegrarsi” o “festeggiare”. Solo come secondo significato, e solo in alcuni casi, vuol dire “saluto”.
Secondo voi, la traduzione Interlineare del Regno, da cui viene poi tradotta nelle vari lingue la Traduzione del Nuovo Mondo, traduce “non lo salutate” o “non vi rallegrate” con lui? Come giá in altri casi, la Interlineare del Regno traduce correttamente il versetto. Se avete il tempo di controllare, noterete che la traduzione di 2 Giovanni 10 è “non vi rallegrate” con lui. Quella traduzione ben fatta, pubblicata dagli stessi Testimoni di Geova come base del loro credo, non traduce mai “non salutare”. Successivamente, quando é stata preparata la Traduzione “per le masse”, la Traduzione del Nuovo Mondo nelle varie lingue, una “manina” del Corpo Direttivo ha trasformato “non festeggiate con lui” in “non rivolgetegli un saluto”.
Molte altre traduzioni rendono correttamente il senso del versetto, dicendo “non accoglietelo in casa e non dategli il benvenuto”. Notiamo quindi che questo versetto, se tradotto correttamente, non contraddice l´insegnamento di Gesù. Se un cristiano continua a peccare, va considerato come un pagano o un esattore di tasse, non accogliendolo in casa come un amico. (Vedi Matteo 18:17). Non festeggeremmo mai insieme a un delinquente. Ma in nessun punto delle Scritture, nemmeno in questo libro apocrifo di 2 Giovanni, mai viene detto di non salutare un essere umano solo perchè non la pensa come noi".
Visto che tu conosci molto bene il greco potresti esprimere il tuo parere su quale sia la corretta traduzione di χαίρειν (chairein) in questo versetto?
Grazie!
Questo è quello che affermano:
"Leggendo la stessa Traduzione del Nuovo Mondo, nella nota in calce di 2 Giovanni 10 iniziano a venire dei dubbi.Le pubblicazioni dei Testimoni di Geova non la citano mai, ma la parola “saluto” in 2 Giovanni 10 ha una nota in calce che contraddice profondamente l´insegnamento del loro Corpo Direttivo. La nota in calce alla parola “saluto” dice: Letteralmente “rallegrarsi”. Tra “non rivolgere un saluto” a una persona, e “non rallegrarsi con essa” esiste un abisso di differenza. Si salutano anche i perfetti estranei, ci si rallegra solo con gli amici o i parenti. Dove sta la verità.
Secondo l´Interlineare del Regno, la parola tradotta “saluto” é χαίρειν (chairein). Secondo i dizionari di greco, questo termine vuol dire letteralmente “rallegrarsi” o “festeggiare”. Solo come secondo significato, e solo in alcuni casi, vuol dire “saluto”.
Secondo voi, la traduzione Interlineare del Regno, da cui viene poi tradotta nelle vari lingue la Traduzione del Nuovo Mondo, traduce “non lo salutate” o “non vi rallegrate” con lui? Come giá in altri casi, la Interlineare del Regno traduce correttamente il versetto. Se avete il tempo di controllare, noterete che la traduzione di 2 Giovanni 10 è “non vi rallegrate” con lui. Quella traduzione ben fatta, pubblicata dagli stessi Testimoni di Geova come base del loro credo, non traduce mai “non salutare”. Successivamente, quando é stata preparata la Traduzione “per le masse”, la Traduzione del Nuovo Mondo nelle varie lingue, una “manina” del Corpo Direttivo ha trasformato “non festeggiate con lui” in “non rivolgetegli un saluto”.
Molte altre traduzioni rendono correttamente il senso del versetto, dicendo “non accoglietelo in casa e non dategli il benvenuto”. Notiamo quindi che questo versetto, se tradotto correttamente, non contraddice l´insegnamento di Gesù. Se un cristiano continua a peccare, va considerato come un pagano o un esattore di tasse, non accogliendolo in casa come un amico. (Vedi Matteo 18:17). Non festeggeremmo mai insieme a un delinquente. Ma in nessun punto delle Scritture, nemmeno in questo libro apocrifo di 2 Giovanni, mai viene detto di non salutare un essere umano solo perchè non la pensa come noi".
Visto che tu conosci molto bene il greco potresti esprimere il tuo parere su quale sia la corretta traduzione di χαίρειν (chairein) in questo versetto?
Grazie!
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Ciao Trizzi, passavo di qua e mi permetto di darti una breve risposta, in attesa che Gianni legga. Tutti i traduttori sono concordi:
Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo. (NR)
Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo. (CEI)
Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo. (ND)
Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non lo salutate. (Riveduta)
Se alcuno viene a voi, e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non salutatelo. (DID)
Se arriva da voi uno che non porta quest'insegnamento, voi non dovete accoglierlo né dargli il benvenuto. (TILC)
Il testo dice καὶ χαίρειν αὐτῷ μὴ λέγετε. Normalmente, il verbo χαίρω (kàiro) significa rallegrarsi; in 2Gv 10, però, è associato al verbo λέγω (lègo), χαίρειν λέγω (kàirein lègo) e può essere tradotto con "dare il benvenuto", "salutare". Questo almeno secondo il Tayer's Greek Lexicon. In questo caso, sarebbe simile a συγχαίρω (synkàiro), rallegrarsi con qualcuno, fare congratulazioni. Traducendo letteralmente avremmo: “e non dite di rallegrarvi". Il termine viene dalla radice kar- che da' il senso di essere bendisposti, inclini verso qcs o qcn; inoltre, è ricollegabile a χάρις (kàris), che significa favore (inclinazione positiva verso qcs o qcn), dolcezza e molto spesso è riferito al favore di Dio. Non ho altri dizionari sotto mano al momento e non posso approfondire piú di cosí. Gianni, sicuramente, saprà darti maggiori dettagli. :-)
Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo. (NR)
Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo. (CEI)
Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo. (ND)
Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non lo salutate. (Riveduta)
Se alcuno viene a voi, e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non salutatelo. (DID)
Se arriva da voi uno che non porta quest'insegnamento, voi non dovete accoglierlo né dargli il benvenuto. (TILC)
Il testo dice καὶ χαίρειν αὐτῷ μὴ λέγετε. Normalmente, il verbo χαίρω (kàiro) significa rallegrarsi; in 2Gv 10, però, è associato al verbo λέγω (lègo), χαίρειν λέγω (kàirein lègo) e può essere tradotto con "dare il benvenuto", "salutare". Questo almeno secondo il Tayer's Greek Lexicon. In questo caso, sarebbe simile a συγχαίρω (synkàiro), rallegrarsi con qualcuno, fare congratulazioni. Traducendo letteralmente avremmo: “e non dite di rallegrarvi". Il termine viene dalla radice kar- che da' il senso di essere bendisposti, inclini verso qcs o qcn; inoltre, è ricollegabile a χάρις (kàris), che significa favore (inclinazione positiva verso qcs o qcn), dolcezza e molto spesso è riferito al favore di Dio. Non ho altri dizionari sotto mano al momento e non posso approfondire piú di cosí. Gianni, sicuramente, saprà darti maggiori dettagli. :-)
- Gianni
- Site Admin
- Messaggi: 10332
- Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
- Località: Viareggio
- Contatta:
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Caro Trizzi, la traduzione di 2Gv 10 da parte di TNM è in perfetta armonia con il trattamento disumano che Brooklyn riserva ai propri dissidenti.
Come giustamente osservi, c’è un abisso tra la traduzione “un saluto” e il letterale “rallegrarsi”, abisso ufficializzato dalla nota in calce della stessa TNM.
Mi complimento con te per essere andato a controllare un’interlineare, sia pure quella di Brooklyn. Mentre il testo tradotto può essere “aggiustato” dal traduttore, con l’interlineare è ben più difficile manipolare. E quello di 2Gv 10 non è l’unico caso in cui con la stessa interlineare della Watchtower si scoprono gli altarini ed emerge la faziosità di TNM. Sotto la parola greca chàirein questa interlineare traduce: “To be rejoicing” ovvero rallegrarsi, mostrare gioia.
Tale interlineare della Watchtower corregge perfino l’altra loro interlineare, la Diaglott di B. Wilson (editata da loro nel 1942 e di cui avevano acquistato i diritti editoriali), la quale traduceva con health, “salute/salve”.
Va detto poi che ridurre il verbo chàiro ad un semplice saluto non tiene conto degli usi e costumi orientali. Ha del ridicolo la traduzione di TNM in Lc 1:28 che fa dire all’angelo Gabriele rivolto a Miryàm: “Buon giorno”! L’espressione χαῖρε (chàire) va resa “rallegrati grandemente”.
Lo stesso verbo greco (chàiro) lo usa Luca in Lc 1:14 per dire che molti si sarebbero rallegrati per la nascita del battista. Lo usa anche in Lc 13:17 per descrivere il gioioso rallegrarsi della folla che aveva visto le opere di Yeshùa. In Lc 15:32 il verbo è in parallelo al far festa. In Lc 19:6 il rallegrarsi chàiro si spinge fino ad ospitare in casa propria, il che ci offre un paragone con il passo di 2Gv 10,11 in cui Giovanni vieta di rallegrarsi e di ospitare chi non rimane nella sana dottrina.
Ma veniamo a Giovanni stesso. In Gv 3:29 TNM traduce: “L’amico dello sposo, quando sta ad ascoltarlo, prova molta gioia”. Scusa la battuta, ma dovremmo forse tradurre che l’amico dello sposo gli dice “buon giorno”? Ancora TNM in Gv 8:56: “Abraamo si rallegrò grandemente alla prospettiva di vedere il mio giorno, e lo vide e si rallegrò [ἐχάρη (echàre)]”; qui il verbo non fa che confermare la grande gioia provata da Abraamo. Il senso che chàiro ha per Giovanni si desume anche da Gv 14:28: “Se mi amaste, vi rallegrereste che me ne vado al Padre” (TNM), come anche da 16:22: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia” (TNM). In modo più specifico, proprio in 2Gv Giovanni scrive al v. 4: “Mi rallegro [ἐχάρην (echàren)] moltissimo” (TNM), espressione che ripete al v. 3 della sua terza lettera.
In armonia quindi con l’uso che lo stesso Giovanni fa del verbo chàiro, in 2Gv 10,11 non si tratta di un semplice saluto ma di rallegramento. D’altra parte, la Scrittura non incoraggia affatto un trattamento disumano con gli apostati, ma anzi prescrive: “Non consideratelo un nemico, ma ammonitelo come un fratello”. - 2Ts 3:15.
Come giustamente osservi, c’è un abisso tra la traduzione “un saluto” e il letterale “rallegrarsi”, abisso ufficializzato dalla nota in calce della stessa TNM.
Mi complimento con te per essere andato a controllare un’interlineare, sia pure quella di Brooklyn. Mentre il testo tradotto può essere “aggiustato” dal traduttore, con l’interlineare è ben più difficile manipolare. E quello di 2Gv 10 non è l’unico caso in cui con la stessa interlineare della Watchtower si scoprono gli altarini ed emerge la faziosità di TNM. Sotto la parola greca chàirein questa interlineare traduce: “To be rejoicing” ovvero rallegrarsi, mostrare gioia.
Tale interlineare della Watchtower corregge perfino l’altra loro interlineare, la Diaglott di B. Wilson (editata da loro nel 1942 e di cui avevano acquistato i diritti editoriali), la quale traduceva con health, “salute/salve”.
Va detto poi che ridurre il verbo chàiro ad un semplice saluto non tiene conto degli usi e costumi orientali. Ha del ridicolo la traduzione di TNM in Lc 1:28 che fa dire all’angelo Gabriele rivolto a Miryàm: “Buon giorno”! L’espressione χαῖρε (chàire) va resa “rallegrati grandemente”.
Lo stesso verbo greco (chàiro) lo usa Luca in Lc 1:14 per dire che molti si sarebbero rallegrati per la nascita del battista. Lo usa anche in Lc 13:17 per descrivere il gioioso rallegrarsi della folla che aveva visto le opere di Yeshùa. In Lc 15:32 il verbo è in parallelo al far festa. In Lc 19:6 il rallegrarsi chàiro si spinge fino ad ospitare in casa propria, il che ci offre un paragone con il passo di 2Gv 10,11 in cui Giovanni vieta di rallegrarsi e di ospitare chi non rimane nella sana dottrina.
Ma veniamo a Giovanni stesso. In Gv 3:29 TNM traduce: “L’amico dello sposo, quando sta ad ascoltarlo, prova molta gioia”. Scusa la battuta, ma dovremmo forse tradurre che l’amico dello sposo gli dice “buon giorno”? Ancora TNM in Gv 8:56: “Abraamo si rallegrò grandemente alla prospettiva di vedere il mio giorno, e lo vide e si rallegrò [ἐχάρη (echàre)]”; qui il verbo non fa che confermare la grande gioia provata da Abraamo. Il senso che chàiro ha per Giovanni si desume anche da Gv 14:28: “Se mi amaste, vi rallegrereste che me ne vado al Padre” (TNM), come anche da 16:22: “Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia” (TNM). In modo più specifico, proprio in 2Gv Giovanni scrive al v. 4: “Mi rallegro [ἐχάρην (echàren)] moltissimo” (TNM), espressione che ripete al v. 3 della sua terza lettera.
In armonia quindi con l’uso che lo stesso Giovanni fa del verbo chàiro, in 2Gv 10,11 non si tratta di un semplice saluto ma di rallegramento. D’altra parte, la Scrittura non incoraggia affatto un trattamento disumano con gli apostati, ma anzi prescrive: “Non consideratelo un nemico, ma ammonitelo come un fratello”. - 2Ts 3:15.
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Quindi, caro Gianni, tutte le traduzioni in italiano riportate da Antonio sbagliano quando decidono di tradurre χαίρειν (chairein) con "non salutatelo"?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung
- Gianni
- Site Admin
- Messaggi: 10332
- Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
- Località: Viareggio
- Contatta:
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Direi che sono equivoche. Il lettore italiano potrebbe indendere il saluto come si usa in occidente. In oriente però si trattava di un saluto molto caloroso, con baci e abbracci, mostrando goia.
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Allora quale sarebbe la tua traduzione del v.10 e del v. 11 dove viene usato sempre il termine χαίρειν?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung
- Gianni
- Site Admin
- Messaggi: 10332
- Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
- Località: Viareggio
- Contatta:
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Il senso è, per capirci, "non fategli festa". TILC traduce: "Se arriva da voi uno che non porta quest'insegnamento, voi non dovete accoglierlo né dargli il benvenuto. Chi lo accoglie volentieri si rende complice delle sue imprese malvagie".
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Trizzi, il significato è quello che da' Gianni. “Rallegrarsi” nel senso di avere una disposizione d'animo favorevole. Gianni, giustamente, rimarca la TILC, che io ho messo in fondo alla mia lista: "dare il benvenuto". Il greco dice "non dite di rallegrarvi", quindi non rispondere con favore a chi porta false dottrine.
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Ciao Gianni, riprendo questa discussione un po vecchiotta per evidenziarti questa nota che ho scoperto in relazione sempre a 2 Gv.10:
" Qui Giovanni usò chàiro, che indicava un saluto tipo “buon giorno” o “ciao”. (Atti 15:23; Matteo 28:9) Non usò aspàzomai (come nel versetto 13), che significa “abbracciare e, pertanto, salutare, dare il benvenuto”, e che poteva quindi riferirsi a un saluto molto caloroso, accompagnato da un abbraccio. (Luca 10:4; 11:43; Atti 20:1, 37; 1 Tessalonicesi 5:26) Perciò le istruzioni di 2 Giovanni 11 potevano ben voler dire di non rivolgere a costoro nemmeno un semplice “buon giorno”.- La torre di guardia del 15/4/1988, p.27
Lo stesso concetto viene espresso in una " Domanda dai lettori" del 15/7/1985, p.30:
"Giovanni aggiunse: “Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. (II Giovanni 11) Qui, parlando del saluto, Giovanni usò il termine khàiro anziché aspàzomai, che si trova al versetto 13.
Khàiro significa rallegrarsi. (Luca 10:20; Filippesi 3:1; 4:4) Era anche impiegato nei saluti fatti a voce o per iscritto. (Matteo 28:9; Atti 15:23; 23:26) Aspàzomai significa “abbracciare e, pertanto, salutare, dare il benvenuto”. (Luca 11:43; Atti 20:1, 37; 21:7, 19) Entrambi potevano essere forme di saluto, ma aspàzomai poteva implicare qualcosa di più di un semplice “ciao” o “buon giorno”. Ai settanta discepoli Gesù disse di non aspàzomai nessuno. In tal modo indicò che a causa dell’urgenza della loro opera non potevano salutare la gente secondo la consuetudine orientale, con baci, abbracci e lunghe conversazioni. (Luca 10:4) Pietro e Paolo esortarono: ‘Salutatevi [aspàsasthe] gli uni gli altri con un bacio d’amore, con un santo bacio’. — I Pietro 5:14; II Corinti 13:12, 13; I Tessalonicesi 5:26.
Per cui forse Giovanni usò intenzionalmente khàiro in II Giovanni 10, 11 anziché aspàzomai (versetto 13). In tal caso Giovanni non stava semplicemente esortando i cristiani a fare a meno di salutare in modo affettuoso (con un abbraccio, un bacio e conversando) colui che insegnava cose false o aveva ripudiato la congregazione (colui, cioè, che aveva apostatato). Piuttosto, diceva di non salutare una persona del genere nemmeno con khàiro, un semplice “buon giorno”*.
* [Note in calce]
In merito all’uso di khàiro in II Giovanni 11, R. C. H. Lenski commenta: “Era il saluto dato a chi arrivava o a chi partiva. . . . Il senso qui è: Non rivolgete nemmeno questo saluto a costui che fa proseliti! Basta questo a rendervi complici delle opere malvage che è venuto a compiere. Giovanni [si riferisce] . . . a un saluto di qualsiasi genere”.
Il termine aspàzomai implica veramente qualcosa di più rispetto al termine chàiro usato nei versetti di 2 Gv. 10-11 ?
" Qui Giovanni usò chàiro, che indicava un saluto tipo “buon giorno” o “ciao”. (Atti 15:23; Matteo 28:9) Non usò aspàzomai (come nel versetto 13), che significa “abbracciare e, pertanto, salutare, dare il benvenuto”, e che poteva quindi riferirsi a un saluto molto caloroso, accompagnato da un abbraccio. (Luca 10:4; 11:43; Atti 20:1, 37; 1 Tessalonicesi 5:26) Perciò le istruzioni di 2 Giovanni 11 potevano ben voler dire di non rivolgere a costoro nemmeno un semplice “buon giorno”.- La torre di guardia del 15/4/1988, p.27
Lo stesso concetto viene espresso in una " Domanda dai lettori" del 15/7/1985, p.30:
"Giovanni aggiunse: “Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. (II Giovanni 11) Qui, parlando del saluto, Giovanni usò il termine khàiro anziché aspàzomai, che si trova al versetto 13.
Khàiro significa rallegrarsi. (Luca 10:20; Filippesi 3:1; 4:4) Era anche impiegato nei saluti fatti a voce o per iscritto. (Matteo 28:9; Atti 15:23; 23:26) Aspàzomai significa “abbracciare e, pertanto, salutare, dare il benvenuto”. (Luca 11:43; Atti 20:1, 37; 21:7, 19) Entrambi potevano essere forme di saluto, ma aspàzomai poteva implicare qualcosa di più di un semplice “ciao” o “buon giorno”. Ai settanta discepoli Gesù disse di non aspàzomai nessuno. In tal modo indicò che a causa dell’urgenza della loro opera non potevano salutare la gente secondo la consuetudine orientale, con baci, abbracci e lunghe conversazioni. (Luca 10:4) Pietro e Paolo esortarono: ‘Salutatevi [aspàsasthe] gli uni gli altri con un bacio d’amore, con un santo bacio’. — I Pietro 5:14; II Corinti 13:12, 13; I Tessalonicesi 5:26.
Per cui forse Giovanni usò intenzionalmente khàiro in II Giovanni 10, 11 anziché aspàzomai (versetto 13). In tal caso Giovanni non stava semplicemente esortando i cristiani a fare a meno di salutare in modo affettuoso (con un abbraccio, un bacio e conversando) colui che insegnava cose false o aveva ripudiato la congregazione (colui, cioè, che aveva apostatato). Piuttosto, diceva di non salutare una persona del genere nemmeno con khàiro, un semplice “buon giorno”*.
* [Note in calce]
In merito all’uso di khàiro in II Giovanni 11, R. C. H. Lenski commenta: “Era il saluto dato a chi arrivava o a chi partiva. . . . Il senso qui è: Non rivolgete nemmeno questo saluto a costui che fa proseliti! Basta questo a rendervi complici delle opere malvage che è venuto a compiere. Giovanni [si riferisce] . . . a un saluto di qualsiasi genere”.
Il termine aspàzomai implica veramente qualcosa di più rispetto al termine chàiro usato nei versetti di 2 Gv. 10-11 ?
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung
- Gianni
- Site Admin
- Messaggi: 10332
- Iscritto il: giovedì 12 marzo 2009, 10:16
- Località: Viareggio
- Contatta:
Re: Traduzione di 2 Gv.10
Questi sono alcuni passi in cui Giovanni usa il verbo χαίρω:
“Abraamo, vostro padre, ha gioito nell'attesa di vedere il mio giorno”. - Gv 8:56.
“Mi sono molto rallegrato”. - 2Gv 1:4.
“Mi sono rallegrato molto quando sono venuti alcuni fratelli”. - 3Gv 1:3.
“I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono”. - Gv 20:20.
“Se voi mi amaste, vi rallegrereste”. - Gv 14:28.
“Abraamo, vostro padre, ha gioito nell'attesa di vedere il mio giorno”. - Gv 8:56.
“Mi sono molto rallegrato”. - 2Gv 1:4.
“Mi sono rallegrato molto quando sono venuti alcuni fratelli”. - 3Gv 1:3.
“I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono”. - Gv 20:20.
“Se voi mi amaste, vi rallegrereste”. - Gv 14:28.