Mi rivolgo a tutte e tutti voi, e in particolare a chi di voi conoscere il greco biblico e anche a Noiman, il quale può contribuire attivamente pensando alla traduzione dall’ebraico biblico, che pure è investita dallo stesso problema.
Vi espongo la questione facendo riferimento ad alcune parole: la parola greca lògos e la parola ebraica davàr, che pure cito per implicare Noiman così che possa offrire una sua soluzione, se la trova.
Ora, se consultiamo dei buoni vocabolari, non troviamo semplicemente lògos = parola e davàr = parola, ma una serie di termini italiani. È chiaro che è il contesto in cui il lemma è inserito che fa decidere per il senso da dargli.
Nella frase di Mt 18:23 “un re che volle fare i conti con i suoi servi”, i “conti” sono nel testo biblico λόγον (lògon), al singolare. Quando “il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro” (Mt 25:19), di nuovo troviamo λόγον (lògon) al singolare. Se qui traducessimo che ‘il padrone di quei servi ritornò a fare una parola con loro’, il lettore andrebbe in confusione.
Noiman potrebbe elencare molte parole italiane che traducono l’ebraico davàr, a iniziare da “cosa”.
L’italiano è una lingua molto ricca che ci permette di esprimere tutte le sfumature. Il problema che pongo non sta nella comune traduzione, che può essere molto bella cercando di essere fedele all’originale. Il problema riguarda la traduzione interlineare. Detto esplicitamente, se tradurre è già tradire, in una interlineare ciò deve essere evitato nel modo più assoluto. Se in una traduzione leggo “Dio” e se nell’originale greco è scritto “il Dio”, in una normale traduzione biblica non posso tradurre “il Dio”, perché la nostra lingua non lo consente e sarebbe quindi un errore. Ma in una traduzione interlineare sarebbe un errore il contrario. Questa deve riprodurre parola per parola il testo originale, anche se in italiano suona scorretto.
Il problema che mi pongo nasce da una semplice riflessione: greci ed ebrei usavano, parlando e scrivendo, sempre una stessa identica parola laddove noi ne usiamo di diverse traducendo. Dicevano “il lògos di Tizio” e che “Caio fece il lògos”, e noi traduciamo “la parola di Tizio” e “Caio fece i conti”. In ebraico: “Nurìt mantenne il davàr”, “Roni concluse un davàr” e “Dorìt aveva davàr”, e noi traduciamo “mantenne la parola", "concluse un affare” e “aveva ragione”.
Ecco il problema: uno stesso identico termine biblico che dobbiamo tradurre in modi diversi.
Penso allora a casi simili nella nostra lingua. Noi, ad esempio, diciamo pur sempre “conto” in queste frasi: Si rese conto che, le fu presentato il conto, il ragioniere fa di conto, altro conto è che, mettere in conto, tener conto, eccetera. Si può fare lo sesso in una scrupolosa traduzione interlineare?
Quale soluzione si può adottare per mantenere una traduzione univoca di uno stesso termine originale? Ecco il problema.
Grazie per l’aiuto che vorrete darmi.
