Gioia della Torà”..Simchat Torah..

stella
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Re: Gioia della Torà”..Simchat Torah..

Messaggio da stella »

E D-o si rivelò ad Avrahàm-Abramo e gli disse : “Ai tuoi discendenti darò questa terra” (Genesi 13 :17). "E D-o gli disse: sono D-o che ti ho fatto uscire da Ur Kasdim per darti questa terra in eredità (Genesi15:7).

Yehoshua-Giosuè, successore di Moshè-Mosè, conquistò Eretz Israel- la Terra d’Israele nel 1272 prima dell’era volgare. Più di quattrocento anni dopo, il re Salomone vi costruì il primo Bet Hamikdàsh-Tempio. Nel 450 p.E.V., Nabuccodonosor, re di Babilonia, espugnò il regno del sud, demolì il Tempio e la maggior parte degli israeliti fu deportata.

Passarono settant’anni e, guidati da Ezra, gli ebrei rimpatriarono ed eressero il secondo Bet Hamikdàsh che durò quattrocentovent’anni fino a che i Romani lo distrussero nel 69 d.E.V., con la conseguente dispersione di Israel nel mondo intero. I due periodi divergono spiritualmente e materialmente: infatti sotto la direzione di Yehoshua, il popolo ebraico conquistò la terra e riuscì a stabilirvi l’autorità ebraica, allorchè condotti da Ezra, esso vi si riinstallò con l’autorizzazione degli imperatori persiani che dominavano a quel tempo la regione intera. Durante tutto quel periodo, la Terra Santa era sottommessa all’egemonia politica di imperi stranieri: i Persiani, i Greci e i Romani, eccetto la breve parentesi dei settant’anni d’indipendenza ottenuta grazie alla rivolta dei Maccabim.

Tuttavia, una legge fondamentale inerente allo statuto legale di Eretz Israel prevede il contrario: il nostro legame con essa ebbe une senso più profondo e più durevole nel periodo di Ezra che in quello di Yehoshua.

In effetti, se la santità della terra è intrinseca e permane a prescindere da condizioni esterne, la sua santità halachica- legale dipende dalla sua possessione da parte del popolo: impadronendosene, esso la “santificò” delimitandone le frontiere all’interno delle quali l’applicazione delle mitzvòt-comandamenti era possibile. La santificazione con Yehoshua fu provvisoria, e quando il popolo fu esiliato in Babilonia, la terra riacquisì il suo statuto legale di “non santa". Con Ezra, invece, il suo carattere sacro fu permanente con effetto ad vita æternam, indipendentemente dalla distruzione del secondo Bet Hamikdàsh: ad oggi, le frontiere per quanto riguarda l’adempimento alle mitzvòt “a territorialità limitata” sono quelle fissate all’epoca del secondo Tempio.

A corroborare quest’idea, disponiamo dei succitati versetti della Genesi: nel primo, D-o parla di dono e nel secondo di eredità. Nel caso di un offerta, è il donatore a imporre le sue condizioni - come, quanto e quando vorrò - mentre i diritti di un ereditiero sono indiscutibili e irreversibili. Cronologicamente, così accadde: dapprima, il dono fu temporario e sottoposto a delle condiziio, ma successivamente l’ereditarietà della Terra ha trasformato la sua appartenenza a noi in eterno, niente e nessuno potrà toglierci questa nostra eredità!

Likutè Sichòt
stella
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Re: Gioia della Torà”..Simchat Torah..

Messaggio da stella »

SALVE ,SHALOM .

come ho gia avvisato ,faccio fatica dal mio vecchio pc...ogni tanto si sprogramma ,poi mi cerca il codice ecc..ecc..

tutto da cercare da rifare ..leggevo le 10 prove di ABRAMO --

......

1. Avrahàm viene buttato in una fornace ardente.

2. Il Sign-re gli dice di lasciare la sua terra natia per diventare uno straniero nella terra di Canaan.

3. Subito dopo essere arrivato nella Terra Promessa deve affrontare una carestia.

4. Gli Egizi catturano la sua amata moglie Sarà e la portano al Faraone.

5. Avrahàm affronta una battaglia difficile nella guerra dei Quattro e i Cinque re.

6. Il Sign-re gli dice che i suoi figli saranno “stranieri in una terra straniera”13 .

7. Il Sign-re gli dice di circoncidersi in età avanzata.

8. Il Re di Gheràr cattura Sarà.

9. Il Sign-re gli dice di mandare via Hagàr dopo aver avuto un figlio da lei.

10. D-o gli dice di innalzare il suo amato figlio Yitzchàk su un altare...

ABRAMO NELLA FORNACE..


cerco e trovo in C. EBRAICA ..
1. Avrahàm viene buttato in una fornace ardente.
Questa prova si trova in veritá nel testo, si basa sul doppio significato di Ur, la Ur dei Caldei, infatti si dice: "Io sono il Sign-re che ti ha tratto fuori da Ur (una fornace) dei Caldei" perchè ci fosse finito nella fornace, è un' altra storia, contenuta nel Libro dei Giubilei.

volete aggiungere qualcosa..

sereno shabbat
stella
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Re: Gioia della Torà”..Simchat Torah..

Messaggio da stella »

SHALOM , QUESTA SETTIMANA .

L’ospitalità di Abramo alle Querce di Mamre ..Genesi 18..

https://www.youtube.com/watch?v=uRnzICAcgzQ.

Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui» (v. 2). Chi sono questi «tre uomini»? C’è una connessione tra questi personaggi enigmatici e JHWH?

...

ho visto che non vi interessa molto lo studio della TORA..

cosi riporto una storiella ...--un po- lunga ,ma edificante ..

.Le lacrime di un bambino ebreo .
Basato su un discorso del Rebbe di Lubavitch
.Mio suocero una volta raccontò una storia chassidica su suo padre, Rabbi Shalorn Dov Ber, in connessione con il compleanno di suo padre, il ventesimo giorno di Mar Cheshvan. Questa storia è anche messa in relazione con la Parshat Vayerà nel sabato della sua lettura nella Torà.

Quando Rabbi Shalom Dov Ber era un piccolo bambino di quattro o cinque anni, andò dal nonno il Tzemach Tzedek per ricevere la benedizione in occasione del suo compleanno. Improvvisamente scoppiò in lacrime e chiese lamentevolente: “Perché leggiamo nella lettura della Torà di questa settimana di Vayerà che D-o si rivelò ad Abramo ed Egli non si è mostrato a me?” Il Tzemach Tzedek rispose: “Se uno tzaddik alla veneranda età di novantanove anni decide di circoncidersi allora egli è meritevole che D-o si mostri a lui.

Come ha spesso sottolineato in precedenti occasioni il fatto che una storia che riguarda un gran tzaddik è detta pubblicamente e più tardi pubblicata vorrebbe indicare che fu raccontata con cura e nei suoi precisi dettagli e allora ha importanza eterna per tutti gli ebrei. È degno di nota che mio suocero sottolineò il fatto che suo padre aveva solo quattro o cinque anni in quel tempo. Evidentemente il suo intento non era soltanto di trasmettere la rara sensibilità spirituale di suo padre, che sebbene ancora un piccolo bambino fu mosso al pianto perché D-o non era venuto a lui. Dobbiamo comprendere che questa narrazione, come tutte le storie così scelte, fu riraccontata perché contiene implicazioni spirituali e significato per ogni ebreo, persino per uno di quattro o cinque anni di età.

Con ciò si intende anche gli adulti che hanno quattro o cinque anni di età spiritualmente, e come i bambini di quell'età, non sono ancora preparati al rigore e alla disciplina di un insegnamento strutturato. Questi adulti sono limitati nella loro abilità di vivere i valori religiosi e gli insegnamenti. Tuttavia anche un individuo di limitata crescita spirituale può richiedere per mezzo di una decisione interiore che D-o gli si riveli così come si rivelò al nostro patriarca Abramo, e di fatto può piangere di disperazione, tanto profondamente egli riesce a vivere questa sua decisione.

Al di là di questa applicazione, la narrativa fa riferimento letteralmente ad un bambino di quattro o cinque anni che può essere istruito in una tale maniera che egli richiederà perentoriamente e sinceramente e piangerà che D-o debba in verità e di fatto mostrarsi a lui..

Potremmo cominciare con il chiederci come sia possibile generalizzare su delle implicazioni che questa storia avrebbe per ogni bambino ebreo dal momento che la storia originale è su un bambino che era santo sin dall'inizio della sua esistenza, il figlio di un leader chassidico destinato ad essere lui stesso leader chassidico. Inoltre, sin dalla sua prima fanciullezza c'erano già indicazioni della potenzialità di una grande statura spirituale, come afferma il Talmùd, che è possibile percepire già nei bambini i boccioli di una futura grandezza (vedi Berachòt 48a).

Tuttavia il fatto che mio suocero narrò questa storia pubblicamente e poi la fece stampare, come abbiamo già spiegato, è un segno evidente che essa non si applica soltanto ad una personalità altamente sensitiva e spirituale, anche se solo nella prima fanciullezza, ma indistintamente ad ogni singola persona..

Il Rambam enumera vari tipi di piacevoli incentivi ognuno dei quali adattato al livello di maturazione dei bambino che lo motiverà ad apprendere. Al bambino dovrebbero essere date quelle cose che egli stesso ama e che sono in accordo con il livello di sviluppo dei bambino... Leggi ed io ti darò le noccioline, ecc. Le differenti ricompense gratificanti sono necessaria perché “per i suoi pochi anni e per il suo intelletto non ancora sviluppato egli non comprende il bene spirituale inerente allo studio della Torà”. Per contrasto, questa narrazione implica che persino un piccolo bambino può e dovrebbe essere influenzato e profondamente motivato dalla sua istruzione fino al punto di piangere intensamente, non perché desideroso di cose materiali o ricompense similari, ma per il desiderio intenso della D-vinità, sperimentando di fatto profonde sofferenze perché “D-o non si è mostrato a me”. Un bambino dovrebbe essere educato in una maniera che possa evocare dentro di lui il bisogno di fare della D-vinità una “parte effettiva della sua vita”; nelle parole del Rambam: amato da Lui.

Quando un bambino ebreo non è disturbato dal fatto che D-o non si sia mostrato a lui, questa storia ci indica che non è perché questo concetto è al di là della sua capacità di comprendere, ma perché il suo maestro ha mancato di istruirlo in quella devota, dedicata via delle “parole che vengono dal cuore entreranno nel cuore” di chi le ascolta..

La risposta del Tzemach Tzedek ha anch'essa particolare importanza per ogni bambino ebreo. Le sue parole “Quando un ebreo, uno Tzaddik dell'età di novantanove anni decide di circoncidersi, allora egli è meritevole che D-o si mostri a lui” non devono essere comprese come se esprimessero l'unicità di Abramo; egli infatti avrebbe potuto rispondere semplicemente che noi non possiamo paragonarci ad Abramo.

La sua risposta deve essere compresa come espressione di Torà: su qualsiasi livello si trovi un ebreo (persino uno tzaddik come Abramo ed a novantanove anni) egli deve sempre avere costantemente presente la circoncisione; il significato spirituale della circoncisione, che è lo sforzo di rimuovere una barriera. Un'allusione anche alla barriera che ostruisce e nasconde la rivelazione della D-vinità dall'esistenza mondana.

La coscienza di questo sentimento ha un rapporto con tutti gli ebrei. Sebbene Abramo era un Tzaddik di novantanove anni d'età, e il suo impegno è molto più elevato e significativo di quello di uno che non sia né al suo livello né uno Tzaddik, tuttavia egli aprì questo canale per tutti gli altri ebrei. Aprire il canale è un concetto mistico ben conosciuto: quando qualcuno si sforza intensamente di far scendere una specifica materia spirituale in questo mondo, i suoi sforzi provocano l'apertura di un canale anche per altri, così che essi divengono capaci di raggiungere quella stessa materia con uno sforzo molto inferiore. Questo è particolarmente vero per il periodo storico che seguì alla donazione della Torà sul monte Sinai; una misura di sforzo spirituale di gran lunga inferiore e più facile è necessaria per compiere ciò che necessitò grandi e intensi sforzi ai patriarchi.

Questa è l'implicazione della risposta del Tzemach Tzedek come essa è in rapporto con l'educazione dei bambini.

Dopo aver evocato nel bambino sublimi desideri per D-o che si riveli a lui, un'educazione appropriata deve anche chiarire al bambino i mezzi corrispondenti, che giaciono nella ferma risoluzione che bisogna avere la circoncisione sempre presente, la quale indica sforzo spirituale costante e progressivo per rimuovere la barriera e gli occultamenti dall'esistenza terrena così che la D-vinità possa venire rivelata.

Questo significa che ai bambini dovrebbe essere insegnato a non temere le forze malvagie che occultano e nascondono la D-vinità. Essi dovrebbero restare non scoraggiati dai valori e dalle norme sociali dei mondo. Al contrario, il solo criterio di condotta personale sono gli illuminati principi guida dei valori della Torà. Questa decisione dovrebbe essere così ferma e costante che “anche quando invecchierà egli non virerà da essa”. (Mishlei 22:6) Anche quando egli maturerà da un livello ad un altro, ad uno più elevato nel servizio di D-o, il bisogno dell'autocirconcisione, della rimozione di quel muro che si erge fra lui e D-o sarà profondamente radicato in lui.

Il risultato di ciò sarà che anche nella fanciullezza D-o si rivelerà a lui dispensando emanazioni divine su di lui e su tutto ciò che lo circonda, nel modo di “E D-o sarà una luce eterna davanti a voi” (Isaia 60:19)..

Un'istruzione adeguata per un bambino ebreo dovrebbe, oltre ad evocare un amore altruistico per D-o, sviluppare quei concetti e quei tratti caratteriali che definiscono e rifiniscono le sue relazioni con il prossimo.

Un'altra narrazione sul Rebbe Shalom Dov Ber vuol ben illustrare questo punto: (Chanoch Lanaár p. 9).

È raccontato che quando egli aveva quattro anni, il sarto portò un abito a sua madre, la Rebbetzin. Mentre l'abito veniva scrutinato, il piccolo bambino estrasse un altro pezzo di stoffa dalla tasca del sarto. Era ciò che era avanzato dall'abito e il sarto l'aveva tenuto per sé. Il sarto restò molto imbarazzato e scusandosi cercò di giustificarsi asserendo che egli si era dimenticato di restituire il pezzo di stoffa. Quando il sarto uscì la Rebbetzin criticò il suo piccolo figlio per aver causato quella pena al sarto. Appena egli udì quelle parole di critica scoppiò ìn lacrime consumandosi in un pianto amaro.

Qualche settimana dopo egli chiese a suo padre quale fosse il modo per rettificare il peccato di aver svergognato qualcuno. Suo padre gli chiese la ragione per la sua domanda e il bambino rispose semplicemente che gli sarebbe piaciuto conoscere la risposta, evitando di rivelare i dettagli dell'incidente.

Quando a sua madre venne detto ciò, chiese a suo figlio perché non avesse raccontato a suo padre dell'intero incidente. Egli rispose semplicemente che l'aver causato imbarazzo in un ebreo era già di per sé sufficientemente un problema per dover complicare la questione con un altro problema, la possibilità di calunnia e pettegolezzo..

L'azione del bambino non fu certamente tanto seria, perché egli agi così innocentemente, senza alcun intento malvagio. Nondimeno egli fu così angustìato da versare lacrime per essere stato causa di vergogna per un ebreo. E sebbene egli avrebbe potuto razionalizzare rivelando al padre che cosa successe, come ad esempio il rispetto per suo padre, o cercando di trovare mezzi per fare teshuvà e mettere le cose a posto, egli tuttavia non poteva sopportare di parlare negativamente di un ebreo. Dal momento che questa storia ci fu impartita facendo enfasi sul fatto della sua giovane età, quattro anni, indica a tutti noi, che ogni bambino ebreo possiede la capacità e la sensibilità di essere istruito a queste insolite qualità spirituali sin dalla prima fase della sua fanciullezza.

Quanto detto sottolinea l'importanza di compiere sforzi sempre maggiori per provvedere ad un'educazione ebraica per i propri bambini così come per tutti i bambini ebrei.

C'è un famoso detto del Rebbe Rashab che afferma: così come abbiamo un comando biblico che ogni ebreo metta i Tefillìn senza tener conto dell'estensione della sua conoscenza, che egli sia un eminente studioso o una semplice persona illetterata, è similmente dovere di ogni ebreo di riflettere mezz'ora al giorno sull'educazione dei suoi bambini, e di fare tutto ciò che è a lui possibile e non solo ma anche l'impossibile per vedere che essi procedano sulla retta via della Torà.

Questa preoccupazione andrebbe estesa anche a tutti i bambini ebrei i cui genitori hanno (per qualsivoglia ragione) trascurato questo compito. Così come è stato affermato dal Rambam (Hilchòt Talmud Torà 11:2) e dall'Alter Rebbe (Hilchòt Talmud Torà 1:8): è dovere di ogni singolo sapiente vedere che ogni bambino ebreo possa ricevere un'educazione ebraica adeguata.

A questo modo noi stabiliamo un Tzivot Hashem (bambini membri dell'Esercito di D-o) che uscirà dal galùt, abbracciando l'intero popolo ebraico “con i nostri giovani e i nostri vecchi, ecc., i nostri figli e le nostre figlie” (Esodo 10:9) per via dei nostro giusto Mashiach velocemente.

di Rabbi Alter Benzion Metzger Tradotto da Roy Baranes.

buona serata ,o buona lettura ..
stella
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Re: Gioia della Torà”..Simchat Torah..

Messaggio da stella »

. Le Querce di Mamre , ......Non passare oltre senza fermarti”

condivido con voi la meditazione presa da MONASTERO DI BOSE ..

Genesi 18,1-8

1 Il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. 2Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. 4Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. 5Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».
6Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». 7All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. 8Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

Nella storia di Abramo Dio appare tre o quattro volte, per trasmettere una benedizione, una promessa o un comando, mai però per lasciarsi vedere. L’episodio raccontato al capitolo 18 di Genesi fa eccezione: i tre forestieri incarnano una presenza divina che, in un primo momento, non sembra avere nessuna comunicazione da fare ad Abramo. Gli ospiti si ristorano, pranzano, e solo alla fine di un incontro che si è svolto come qualsiasi altro incontro umano recano ad Abramo e Sara, coniugi ormai anziani, la buona notizia della nascita di un figlio.

La tavola apparecchiata da Abramo per i tre stranieri è imbandita con cibi abbondanti e prelibati: vitello tenero, latte fresco e una gran quantità di focacce appena sfornate da Sara. Una sovrabbondanza che è da sempre simbolo dell’ospitalità: Abramo sta in piedi presso i tre forestieri, interpretati dalla tradizione ebraica come tre angeli, e da quella cristiana come la Trinità (famosa e bellissima l’icona dell’artista russo Andrej Rublëv), e ci sta in atteggiamento di servizio, mentre loro sono seduti a mangiare sotto l’albero. Nel deserto, l’ombra di un albero è il posto migliore per consumare un pasto. E quest’albero è probabilmente una di quelle querce di Mamre che danno il nome alla località.

L’episodio ci rivela che la comunione più profonda tra Dio e gli uomini non è tanto di natura cultuale, ma conviviale: offrire da mangiare sotto un albero a tre viandanti nel deserto significa la possibilità di un incontro con Dio, più di quanto ciò non avvenga attraverso “olocausti e sacrifici”.

I tre stranieri, dal canto loro, recano ad Abramo e Sara l'annuncio di un figlio: l’ospite assume qui i connotati del messaggero che porta una notizia inattesa, la quale apre al futuro e offre una prospettiva di discendenza agli sposi ormai anziani. Portano con sé la promessa di qualcosa che Abramo e Sara hanno ardentemente desiderato, e che ormai è umanamente impossibile da realizzare: un figlio in un’età in cui non si è più fecondi. Questi tre forestieri finiscono per sbrogliare una matassa di cui ormai nessuno sperava più di trovare il bandolo. È precisamente a questo punto che si rivelano come segno della presenza divina: comunicano un evento estremo, improbabile, ma desiderato con tutto il cuore, la mente e le forze. Suscitano perfino il riso di Sara. Qual è la natura di questo riso? Dubbio? Stupore? Gioia traboccante? Forse tutte e tre le cose insieme.

E noi, quale accoglienza offriamo a chi arriva all’improvviso, ospite inatteso, “nell’ora più calda del giorno”? In un’ora, cioè, che stiamo dedicando al riposo, in cui è più faticoso alzarsi e mettersi a servire. Quali desideri portiamo nel cuore, mentre accogliamo chi non aspettavamo? È importante metterli a fuoco, per poterne riconoscere i punti di contatto e di scarto con chi, sconosciuto, ci sta di fronte. Infine, quale buona notizia attendiamo?

buona serata amici ...
stella
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Re: Gioia della Torà”..Simchat Torah..

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VAYERA

Il nome della Parshah, "Vayera", significa "Ed Egli apparve" e si trova in Genesi 18:1 .

D-o si rivela ad Abramo tre giorni dopo la circoncisione del primo ebreoall'età di novantanove anni ; ma Abramo si precipita a preparare un pasto per tre ospiti che appaiono nel calore del deserto. Uno dei tre, che sono angeli travestiti da uomini, annuncia che, esattamente tra un anno, la sterile Sara darà alla luce un figlio. Sara ride.

...
Io (Dio) sono apparso [ad Abramo, Isacco e Giacobbe].
IN BREVE
Abramo accoglie tre visitatori, che annunciano che Sara avrà presto un figlio. (18:1-15)
Abramo discute con Dio sulla distruzione di Sodoma e Gomorra. (18:16-33)
La casa di Lot viene attaccata dalla gente di Sodoma. Lot e le sue due figlie scappano mentre le città vengono distrutte. La moglie di Lot viene trasformata in una colonna di sale. (19:1-29)
Lot mette incinta le sue figlie, e queste generano figli che diventano i fondatori delle nazioni Moab e Ammon. (19:30-38)
Abimelech, re di Gerar, prende Sara come moglie dopo che Abramo afferma che è sua sorella. (20:1-18)
Isacco nasce, viene circonciso e svezzato. Agar e suo figlio Ismaele vengono mandati via; un angelo salva le loro vite. (21:1-21)
Dio mette alla prova Abramo, ordinandogli di sacrificare Isacco sul monte Moriah. (22:1-19)

buon proseguimento e buona serata a tutti ..
stella
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Questa settimana ..

Chayei Sarah. חַיֵּי שָׂרָה

Genesis 23:1−25:18.

RIEPILOGO ..sarebbe troppo lungo raccontare tutto ..
. IL titolo è "La vita di Sarah, ma SARA e- morta ...

Abramo acquista la grotta di Macpela per seppellire sua moglie Sara. (23:1-20)
Abramo manda il suo servo a cercare una sposa per Isacco. (24:1-9)
Rebecca dimostra la sua gentilezza offrendosi di attingere acqua per i cammelli del servo al pozzo. (24:15-20)
Il servo incontra la famiglia di Rebecca e poi porta Rebecca da Isacco, che la sposa. (24:23-67)
Abramo prende un'altra moglie, di nome Keturah. All'età di centosettantacinque anni, Abramo muore, e Isacco e Ismaele lo seppelliscono nella grotta di Macpela. (25:1-11).

........Sara muore ..Sara morì a 127 a Kiryat Arba, che è Hebron, in Canaan.
Abramo venne a fare l'elogio funebre a Sara e a piangerla viene sepolta nella grotta di Macpela a Hebron , che Abramo acquista da Efron l'Ittita per quattrocento sicli d'argento .

D'VAR TORAH DI: RABBI DR. WENDY ZIERLER
L'ultima volta che vediamo Sarah viva, sta festeggiando lo svezzamento di suo figlio, Yitzḥak. All'improvviso, vede il figlio di Hagar "metzaḥek" (giocare). Metzahek è un termine ambiguo che suggerisce un comportamento inappropriato o, nella sua vicinanza al nome Yitzḥak, un tentativo di impossessarsi del posto di Isacco. Sarah decide rapidamente che Hagar e Ismaele dovrebbero essere mandati via. Poi, all'inizio della porzione della Torah di questa settimana, apprendiamo che Sarah è morta. I commentatori classici collegano la morte di Sarah allo shock di sapere che Abramo aveva portato il suo figlio tanto atteso a Moriah per offrirlo in sacrificio a Dio (Genesi Rabbah 58:5). È un tragico culmine di una vita lunga e difficile. ..

Infine, Isaia 51:2, l'unico testo biblico oltre la Genesi che menziona Sara, si riferisce a lei come " Sarah teḥolelchem" (Sara che ti ha generato o ti ha dato i tuoi inizi). Il fatto che Sara sia invocata nel contesto delle profezie di consolazione di Isaia, che la collegano alla parola ebraica toḥelet (aspettativa o speranza), presenta la sua storia come parte della fondazione di una nazione e una fonte di ottimismo per il futuro...

.Chi era Sarah?
Sara era molte cose: una donna giusta, una profetessa, la moglie di Abramo . Ma soprattutto, Sara era la nostra matriarca. E non solo, era la nostra prima matriarca. Fu Sara a realizzare la promessa di Dio che suo figlio, Isacco , avrebbe portato avanti l'eredità di Abramo.
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