DI CASA IN CASA ?
Re: DI CASA IN CASA ?
Enigma:
At 18:14 (ND)
Εἰ μὲν ἦν ἀδίκημά τι ἢ ῥᾳδιούργημα πονηρόν, ὦ Ἰουδαῖοι, κατὰ λόγον ἂν ἀνεσχόμην ὑμῶν
Se si trattasse di qualche ingiustizia o misfatto, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, secondo la ragione
Mt 2:16 (ND)
καὶ ἐν πᾶσι τοῖς ὁρίοις αὐτῆς ἀπὸ διετοῦς καὶ κατωτέρω, κατὰ τὸν χρόνον ὃν ἠκρίβωσεν παρὰ τῶν μάγων
e in tutti i suoi dintorni, dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era diligentemente informato dai magi.
Mt 9:29 (ND)
τότε ἥψατο τῶν ὀφθαλμῶν αὐτῶν λέγων Κατὰ τὴν πίστιν ὑμῶν γενηθήτω ὑμῖν.
Allora egli toccò loro gli occhi, dicendo: «Vi sia fatto secondo la vostra fede».
I dizionari e la grammatica confermano che il senso standard di katà + accusativo è "secondo, a seconda di, in conformità con". Ha anche senso di moto per luogo, "per le case", ma questo senso non regge con kat'oikon al singolare, mentre può reggere con katà tas kòmas, "per i villaggi". Ma può anche avere senso tradurre "a seconda dei villaggi", dipende dal contesto. Certamente, non ha senso tradurre "per la casa" o "in casa": quale casa? La loro stessa casa? O quella di chi? La concordanza sopra citata mostra il frequente uso di katà + accusativo nel senso sandard di "secondo, in confrmità con". Inoltre, i verbi "insegnare" (διδάσκω) e "proclamare" (εὐαγγελίζω) non sono certamente verbi di moto, come "andare", quindi è facilmente scartabile che katà, in questo caso, abbia senso di moto per luogo ("per le case", per giunta al plurale).
At 18:14 (ND)
Εἰ μὲν ἦν ἀδίκημά τι ἢ ῥᾳδιούργημα πονηρόν, ὦ Ἰουδαῖοι, κατὰ λόγον ἂν ἀνεσχόμην ὑμῶν
Se si trattasse di qualche ingiustizia o misfatto, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, secondo la ragione
Mt 2:16 (ND)
καὶ ἐν πᾶσι τοῖς ὁρίοις αὐτῆς ἀπὸ διετοῦς καὶ κατωτέρω, κατὰ τὸν χρόνον ὃν ἠκρίβωσεν παρὰ τῶν μάγων
e in tutti i suoi dintorni, dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era diligentemente informato dai magi.
Mt 9:29 (ND)
τότε ἥψατο τῶν ὀφθαλμῶν αὐτῶν λέγων Κατὰ τὴν πίστιν ὑμῶν γενηθήτω ὑμῖν.
Allora egli toccò loro gli occhi, dicendo: «Vi sia fatto secondo la vostra fede».
I dizionari e la grammatica confermano che il senso standard di katà + accusativo è "secondo, a seconda di, in conformità con". Ha anche senso di moto per luogo, "per le case", ma questo senso non regge con kat'oikon al singolare, mentre può reggere con katà tas kòmas, "per i villaggi". Ma può anche avere senso tradurre "a seconda dei villaggi", dipende dal contesto. Certamente, non ha senso tradurre "per la casa" o "in casa": quale casa? La loro stessa casa? O quella di chi? La concordanza sopra citata mostra il frequente uso di katà + accusativo nel senso sandard di "secondo, in confrmità con". Inoltre, i verbi "insegnare" (διδάσκω) e "proclamare" (εὐαγγελίζω) non sono certamente verbi di moto, come "andare", quindi è facilmente scartabile che katà, in questo caso, abbia senso di moto per luogo ("per le case", per giunta al plurale).
- Gianni
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Re: DI CASA IN CASA ?
Giusto, Antonio. Ottimo.
Re: DI CASA IN CASA ?
È molto divertente vedere come ci sia grande incertezza su questo κατ' οἶκον. Ho controllato moltissime traduzioni, che presentano interpretazioni diverse. Le piú comuni sono "a casa", "in casa", "per le case".
A parte tutto, credo che un altro senso che merita di essere preso in considerazione sia quello di "in privato", o "in famiglia", in cui οἶκον è la "casa" intesa come "luogo privato opposto a quello pubblico". Infatti, il testo sembra suggerire che insegnavano sia pubblicamente (nel Tempio) che in privato (a casa). Non è quindi specificata "quale" casa né il testo vuol significare che si insegnava "casa per casa", che in greco si rende in altro modo. Visto che l'agiografo accosta il tempio, luogo pubblico, alla "casa", luogo privato, secondo me un'ottima traduzione potrebbe essere:
“E ogni giorno, nel tempio e in privato, non cessavano di insegnare e di annunziare la buona novella”
A parte tutto, credo che un altro senso che merita di essere preso in considerazione sia quello di "in privato", o "in famiglia", in cui οἶκον è la "casa" intesa come "luogo privato opposto a quello pubblico". Infatti, il testo sembra suggerire che insegnavano sia pubblicamente (nel Tempio) che in privato (a casa). Non è quindi specificata "quale" casa né il testo vuol significare che si insegnava "casa per casa", che in greco si rende in altro modo. Visto che l'agiografo accosta il tempio, luogo pubblico, alla "casa", luogo privato, secondo me un'ottima traduzione potrebbe essere:
“E ogni giorno, nel tempio e in privato, non cessavano di insegnare e di annunziare la buona novella”
Re: DI CASA IN CASA ?
Caro Antonio, io non mi permetto di mettere indubbio quello che ha detto Gianni e quello che dici tu. Certo che κατὰ che segue l'accusativo singolare, la traduzione primaria è: "secondo, a seconda di, in conformità con". Questo è presente anche nel mio dizionario di Liddell e Scott. I versi che hai citato sopra, come esempio, dove il κατὰ è seguito dall' accusativo singolare, calzano benissimo con la traduzione di "secondo". Però, quello che voglio dire è che, non sempre κατὰ può essere tradotto con il suo standard. Per facilitare prendo lo stesso esempio che ho fatto in precedenza, di Matteo 2:19, dove abbiamo κατὰ seguito dall'accusativo singolare che tradotto dice: un messaggero del Signore appare in sogno. Ora proviamo a tradurre con lo standard e vediamo cosa ne esce fuori: un messaggero del Signore appare secondo sogno. Ha visto cosa ne viene fuori? Ecco perchè, in questi casi, bisogna far ricorso alla traduzione secondaria di κατὰ seguito dall'accusativo che, in base al contesto, può essere: per, attraverso, su, in. Nel caso di Mt 2:19 io vedo che "attraverso" e "in" calza benissimo ("Attraverso sogno" o "in sogno". Personalmente preferisco "in sogno").At 18:14 (ND)
Εἰ μὲν ἦν ἀδίκημά τι ἢ ῥᾳδιούργημα πονηρόν, ὦ Ἰουδαῖοι, κατὰ λόγον ἂν ἀνεσχόμην ὑμῶν
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e in tutti i suoi dintorni, dall'età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era diligentemente informato dai magi.
Mt 9:29 (ND)
τότε ἥψατο τῶν ὀφθαλμῶν αὐτῶν λέγων Κατὰ τὴν πίστιν ὑμῶν γενηθήτω ὑμῖν.
Allora egli toccò loro gli occhi, dicendo: «Vi sia fatto secondo la vostra fede».
I dizionari e la grammatica confermano che il senso standard di katà + accusativo è "secondo, a seconda di, in conformità con".
Ascolta, Antonio, se mi dici che non è corretto tradurre così, io l'ho accetto perchè riconosco in te l'esperto di greco, ma se mi dici che tradurre "in" è sbagliato solo perchè poni la domanda: di quale casa si parla? Allora ti dico che per me, una domanda del genere, non è la causa che mi porta a dubitare che traduzione "in casa" è scorretto. E' come se io, per esempio, leggo che Yeshùa e i discepoli "se ne andarono in un altro villaggio" (Lc 9:56), posso mai dire che non è corretto tradurre "altro villaggio" solo perchè non specifica di quale villaggio si parla? Questo è esattamente la stessa cosa che stai dicendo per la traduzione "in casa". Posso mai metto in discussione la traduzione (altro) o (in) che appartengono a un seconda possibile traduzione solo perchè non è specificato il villaggio o la casa? Per me, come anche credo sia per te, ha più importanza la fedeltà al testo greco e non perdersi dietro la domanda di quale casa si parla, per chi ha cuore sapere di quale casa si sta parla, può sempre usare la sua esegesi. In precedenza avevo fatto un esempio sugli evangelici che ogni settimana stabiliscono un giorno per radunarsi in casa per leggere la Bibbia e pregare. Come vedi, dicendo "in casa" non ho indicato quale casa. Ora sta a te concludere se ogni settimana a turno ogni evangelico mette a disposizione la propria casa, oppure è sempre lo stesso evangelico a mette a disposizione la casa, oppure ha una seconda casa vuota che la utilizza per questi raduni. Come vedi di riflessione ne posiamo fare come vogliamo, basta che si cerca di restare fedeli al testo con una buona traduzione italiana. Tu e Gianni dite che la traduzione corretta è: "secondo casa". Ed io mi inchino alla vostra elevata conoscenza di greco. Però, se mi è permesso, se pur correttissima, perché si utilizza l'uso standard di κατὰ, per me resta comunque una traduzione incomprensiva e non piacevole. Quindi, senza negare la corretta pronuncia del significato standard di κατὰ, io preferisco il secondo significato che rimane comunque fedele al testo dando anche una piacevole traduzione nella lingua italiana. E poi, tu sai che in una traduzione si potrebbe sempre fare l'aggiunta di parentesi quadre per inserire dei vocaboli al fine di migliorare la lettura nella lingua italiana. Bene, Gianni, in precedenza, aveva fatto due esempio di traduzione, uno era, "secondo [la] casa e l'altro era "presso [qualche] casa". Visto che è sottointeso che si parla di casa di fedeli, si potrebbe anche fare l'aggiunta, non dico nel testo con parentesi quadre ma, nella nota in calce tipo: "in casa di fratelli". So che sei del parere di bocciare questa idea, però questo volta abbiamo indicata di che casa si sta parlando. Del resto, non devi avere alcuni timore, tanto la traduzione "in casa" è bocciata da tutti i traduttori, inoltre non c'è rischio che io diventi un traduttore. Poi, ricordati che in base alle mie capacità di greco, quello che dico equivale a niente. Ho solo espresso un mio pensiero su una possibile traduzione che da me il primo ho già cestinato. Tanto alla fine, per come viene tradotto non ha importanza, perché è un verso che non fa dottrina.Certamente, non ha senso tradurre "per la casa" o "in casa": quale casa? La loro stessa casa? O quella di chi?
Su questo, se hai notato, sono stato d'accordo dall'inizio. Se ricordi è stata proprio la traduzione "per le case" che, vedendola non corretta, mi ha motivato ad intervenire nella discussione. E' vero che non ho grandi capacità di greco, però con ausiliari di materiale greco non è difficile vedere la differenza da un sostantivo singolare a uno plurale.Inoltre, i verbi "insegnare" (διδάσκω) e "proclamare" (εὐαγγελίζω) non sono certamente verbi di moto, come "andare", quindi è facilmente scartabile che katà, in questo caso, abbia senso di moto per luogo ("per le case", per giunta al plurale).
Re: DI CASA IN CASA ?
Enigma, comprendo il tuo ragionamento, e infatti credo che la soluzione stia nel senso del contesto. Vedrai che giungiamo tutti e due alla giusta conclusione. Dalle mie ricerche, scopro che la traduzione "in casa" potrebbe, invece, essere la migliore, ma solo se la si intende in un senso specifico, che vedremo. Ma andiamo per gradi e leggiamo di nuovo il versetto, come lo traducono i traduttori:
“omni autem die in templo et circa domos non cessabant docentes et evangelizantes Christum Iesum”
I dizionari indicano che circa con accusativo può essere usato per indicare lo stato in luogo, anche se normalmente indica il moto a o per luogo: circa Lesbum insulam, nell'Isola di Lesbo (diz. Rosenberg e Sellier). In questo caso, la Vulgata sembra tradurre nelle case, con domos al plurale. Tuttavia, tradurre "a casa" qui non ha molto senso, poiché, non essendo specificato il proprietario di casa, significa che predicavano in casa loro, e questo è assurdo; "nelle case" e "per le case" ha senso, poiché significa che predicavano "in varie case", le case di altri (non la loro) e giustamente, come dici, non ci interessa sapere chi fossero questi altri. Ma anche questa traduzione è forzata, poiché òikon è singolare, e non si capisce perché l'agiografo qui non abbia utilizzato il plurale, come invece fa in altri casi, già esposti. Inoltre, sembra che predicassero "a caso" per varie case. Fin qui, ne abbiamo giá parlato.
Altre traduzioni: presso [qualche] casa, in [qualche] casa; ambedue forzate, secondo me, poiché è necessario aggiungere l'aggettivo indefinito, non presente sul testo, e rendono un significato piuttosto generico e comunque non convincente.
Allora vediamo il contesto. Se notiamo, il testo precisa che predicavano "en to ierò kai kat' òikon", evidenziando due luoghi: il tempio, luogo pubblico, e la casa, luogo privato; perché il testo evidenzia questi due luoghi di predicazione? Secondo me, vuole far capire che la predicazione avveniva sia pubblicamente (nel Tempio) che privatamente (in casa). Infatti, il termine òikos non significa solo "casa" nel senso proprio del termine, ma anche "casa privata", "nucleo familiare", "in privato" (Thayer, Winer).
Vediamo dunque di riassumere i pro e i contro delle possibili traduzioni:
Nel tempio e in casa: funziona grammaticalmente e ha senso se si intende come predicazione in luogo pubblico e in luogo privato (Winer's Grammar) o se è indicato il proprietario di casa (Col 4:15). Questo è l'elemento nuovo che ho trovato.
Nel tempio e a casa: funziona grammaticalmente ma non ha senso, poiché non specifica e fa intendere che gli apostoli predicassero "a casa loro".
Nel tempio e per le case: può funzionare, ma certamente non rispetta il caso singolare e poteva dire "katà tas oikías", come nel caso di "katà tas kòmas" di Lc 9:6 (l'agiografo è lo stesso).
Nel tempio e presso [qualche] casa: può funzionare, ma è necessario aggiungere l'aggettivo indefinito non presente sul testo, e non è molto convincente il senso della predicazione presso "qualche" casa non specifica.
Nel tempio e secondo [la] casa: funziona grammaticalmente e fa capire che la predicazione era mirata ad ebrei e a persone "qualificate". Mi rendo conto però della forzatura in italiano: il senso di "secondo", "a seconda di", funziona narrativamente molto bene con "lògon" (secondo la ragione) e con "pístin" (secondo la fede), e in molti altri casi, ma non altrettanto bene con "òikon". Purtroppo, a volte è praticamente impossibile rendere in un'altra lingua il senso che una espressione ha nella lingua originale, e occorre abbandonare la traduzione letterale e adottare una traduzione che renda bene il senso del discorso.
Tutte hanno pro e contro, le migliori grammaticalmente sono secondo la casa e in casa (in privato): la prima perché fa capire che la predicazione era destinata agli ebrei e a coloro che erano "disponibili" ad accoglierla; la seconda perché fa capire che il luogo di predicazione era sia pubblico, per gli ebrei, che privato, per tutti coloro che la volevano ricevere personalmente. Inoltre, οὐκ ἐπαύοντο ("non cessavano") e πᾶσάν τε ἡμέραν ("e ogni giorno") fanno capire come non smettessero mai di predicare, come cioè la loro opera fosse incessante, in continuo svolgimento e in ogni contesto, sia pubblico che privato; questo, giustifica che predicassero sia pubblicamente nel tempio per gli ebrei che in privato per tutti quelli che li accoglievano, anche non ebrei. Predicavano ovunque ci fosse bisogno di farlo.
Fin qui, credo di prediligere "nel tempio e in casa", poiché regge grammaticalmente e dal contesto capisco che l'agiografo vuole spiegare che la predicazione avveniva in pubblico e in privato. Questo è confermato da Winer's Grammar, 400 (374) nota 1, che rende kat' òikon col senso di "in privato", in riferimento al versetto di At 5:42 dove kat' òikon è in opposizione a to ierò. La stessa cosa può essere applicata ad At 2:46, dove troviamo di nuovo la contrapposizione tra en to ierò e kat' òikon, che il Winer rileva:
“E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore” (ND)
Qui la ND traduce stranamente con "nelle case", contraddicendosi rispetto ad At 5:42. Invece, se applichiamo il senso di "privatamente", possiamo benissimo tradurre con "in casa". Questo senso è confermato dalle parole che seguono: “mangiavano insieme" (non "insieme ad altri"), quindi "in privato", e dunque spezzavano il pane "in privato", "in casa", kat' òikon.
In Col 4:15 leggiamo:
Ἀσπάσασθε τοὺς ἐν Λαοδικίᾳ ἀδελφοὺς καὶ Νύμφαν καὶ τὴν κατ’ οἶκον αὐτῆς ἐκκλησίαν.
Salutate i fratelli che sono a Laodicea, Ninfa e la chiesa che è in casa sua.
Qui, la ND si contraddice ancora, traducendo kat' òikon con "in casa" di Ninfa, dove si riunisce l'assemblea dei credenti. Il riunirsi κατ' οἶκον τίνος (in casa di qualcuno) conferma il senso di kat' òikon come "in casa", privatamente, solo che in questo caso è specificato di chi era la casa e quindi questa traduzione sembra obbligata. Questo versetto conferma anche il senso di "secondo la casa", e smentisce decisamente quello di "per le case" o "di casa in casa". Certamente, se si specifica il proprietario di casa, si può tradurre solamente "in casa di" o "a casa di"; ma questo mostra inequivocabilmente che kat' oikon con l'accusativo può essere usato per indicare stato in luogo. Senza la specificazione del proprietario di casa, assume il senso di "in privato"; un esempio per far capire l'uso che, secondo me, kat' òikon ha in questo caso, sarebbe se lo usassimo per dire "pasta fatta in casa": sembra che kat' oikon, al singolare e senza articolo, sia una di quelle espressioni che assumono un senso specifco.
Propongo, dunque, la seguente traduzione di At 5:42:
“Ogni giorno, nel Tempio e in privato, non smettevano di insegnare ed annunciare la buona notizia”.
Mettendo insieme At 5:42 e 2:46, e alla luce di Col 4:15, si capisce che gli apostoli predicavano sia pubblicamente al tempio davanti agli ebrei che privatamente ("in casa"), si riunivano e mangiavano insieme tra di loro e spezzavano il pane privatamente ("in casa"). Non "di casa in casa", non "per le case", non "a casa" ma "in casa" (privatamente) e "secondo la casa" (quella di chi li accoglieva).
Detto questo, siamo molto lontani dal predicare "di casa in casa".
NR e ND concordano, ma la CEI sembra essere piú fedele al testo poiché valorizza il singolare òikon e utilizza bene katà. La Vulgata traduce cosí:E ogni giorno, nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare e di portare il lieto messaggio che Gesù è il Cristo. NR
E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo. CEI
E ogni giorno, nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare e di annunziare la buona novella: che Gesù è il Cristo. ND
“omni autem die in templo et circa domos non cessabant docentes et evangelizantes Christum Iesum”
I dizionari indicano che circa con accusativo può essere usato per indicare lo stato in luogo, anche se normalmente indica il moto a o per luogo: circa Lesbum insulam, nell'Isola di Lesbo (diz. Rosenberg e Sellier). In questo caso, la Vulgata sembra tradurre nelle case, con domos al plurale. Tuttavia, tradurre "a casa" qui non ha molto senso, poiché, non essendo specificato il proprietario di casa, significa che predicavano in casa loro, e questo è assurdo; "nelle case" e "per le case" ha senso, poiché significa che predicavano "in varie case", le case di altri (non la loro) e giustamente, come dici, non ci interessa sapere chi fossero questi altri. Ma anche questa traduzione è forzata, poiché òikon è singolare, e non si capisce perché l'agiografo qui non abbia utilizzato il plurale, come invece fa in altri casi, già esposti. Inoltre, sembra che predicassero "a caso" per varie case. Fin qui, ne abbiamo giá parlato.
Altre traduzioni: presso [qualche] casa, in [qualche] casa; ambedue forzate, secondo me, poiché è necessario aggiungere l'aggettivo indefinito, non presente sul testo, e rendono un significato piuttosto generico e comunque non convincente.
Allora vediamo il contesto. Se notiamo, il testo precisa che predicavano "en to ierò kai kat' òikon", evidenziando due luoghi: il tempio, luogo pubblico, e la casa, luogo privato; perché il testo evidenzia questi due luoghi di predicazione? Secondo me, vuole far capire che la predicazione avveniva sia pubblicamente (nel Tempio) che privatamente (in casa). Infatti, il termine òikos non significa solo "casa" nel senso proprio del termine, ma anche "casa privata", "nucleo familiare", "in privato" (Thayer, Winer).
Vediamo dunque di riassumere i pro e i contro delle possibili traduzioni:
Nel tempio e in casa: funziona grammaticalmente e ha senso se si intende come predicazione in luogo pubblico e in luogo privato (Winer's Grammar) o se è indicato il proprietario di casa (Col 4:15). Questo è l'elemento nuovo che ho trovato.
Nel tempio e a casa: funziona grammaticalmente ma non ha senso, poiché non specifica e fa intendere che gli apostoli predicassero "a casa loro".
Nel tempio e per le case: può funzionare, ma certamente non rispetta il caso singolare e poteva dire "katà tas oikías", come nel caso di "katà tas kòmas" di Lc 9:6 (l'agiografo è lo stesso).
Nel tempio e presso [qualche] casa: può funzionare, ma è necessario aggiungere l'aggettivo indefinito non presente sul testo, e non è molto convincente il senso della predicazione presso "qualche" casa non specifica.
Nel tempio e secondo [la] casa: funziona grammaticalmente e fa capire che la predicazione era mirata ad ebrei e a persone "qualificate". Mi rendo conto però della forzatura in italiano: il senso di "secondo", "a seconda di", funziona narrativamente molto bene con "lògon" (secondo la ragione) e con "pístin" (secondo la fede), e in molti altri casi, ma non altrettanto bene con "òikon". Purtroppo, a volte è praticamente impossibile rendere in un'altra lingua il senso che una espressione ha nella lingua originale, e occorre abbandonare la traduzione letterale e adottare una traduzione che renda bene il senso del discorso.
Tutte hanno pro e contro, le migliori grammaticalmente sono secondo la casa e in casa (in privato): la prima perché fa capire che la predicazione era destinata agli ebrei e a coloro che erano "disponibili" ad accoglierla; la seconda perché fa capire che il luogo di predicazione era sia pubblico, per gli ebrei, che privato, per tutti coloro che la volevano ricevere personalmente. Inoltre, οὐκ ἐπαύοντο ("non cessavano") e πᾶσάν τε ἡμέραν ("e ogni giorno") fanno capire come non smettessero mai di predicare, come cioè la loro opera fosse incessante, in continuo svolgimento e in ogni contesto, sia pubblico che privato; questo, giustifica che predicassero sia pubblicamente nel tempio per gli ebrei che in privato per tutti quelli che li accoglievano, anche non ebrei. Predicavano ovunque ci fosse bisogno di farlo.
Fin qui, credo di prediligere "nel tempio e in casa", poiché regge grammaticalmente e dal contesto capisco che l'agiografo vuole spiegare che la predicazione avveniva in pubblico e in privato. Questo è confermato da Winer's Grammar, 400 (374) nota 1, che rende kat' òikon col senso di "in privato", in riferimento al versetto di At 5:42 dove kat' òikon è in opposizione a to ierò. La stessa cosa può essere applicata ad At 2:46, dove troviamo di nuovo la contrapposizione tra en to ierò e kat' òikon, che il Winer rileva:
“E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore” (ND)
Qui la ND traduce stranamente con "nelle case", contraddicendosi rispetto ad At 5:42. Invece, se applichiamo il senso di "privatamente", possiamo benissimo tradurre con "in casa". Questo senso è confermato dalle parole che seguono: “mangiavano insieme" (non "insieme ad altri"), quindi "in privato", e dunque spezzavano il pane "in privato", "in casa", kat' òikon.
In Col 4:15 leggiamo:
Ἀσπάσασθε τοὺς ἐν Λαοδικίᾳ ἀδελφοὺς καὶ Νύμφαν καὶ τὴν κατ’ οἶκον αὐτῆς ἐκκλησίαν.
Salutate i fratelli che sono a Laodicea, Ninfa e la chiesa che è in casa sua.
Qui, la ND si contraddice ancora, traducendo kat' òikon con "in casa" di Ninfa, dove si riunisce l'assemblea dei credenti. Il riunirsi κατ' οἶκον τίνος (in casa di qualcuno) conferma il senso di kat' òikon come "in casa", privatamente, solo che in questo caso è specificato di chi era la casa e quindi questa traduzione sembra obbligata. Questo versetto conferma anche il senso di "secondo la casa", e smentisce decisamente quello di "per le case" o "di casa in casa". Certamente, se si specifica il proprietario di casa, si può tradurre solamente "in casa di" o "a casa di"; ma questo mostra inequivocabilmente che kat' oikon con l'accusativo può essere usato per indicare stato in luogo. Senza la specificazione del proprietario di casa, assume il senso di "in privato"; un esempio per far capire l'uso che, secondo me, kat' òikon ha in questo caso, sarebbe se lo usassimo per dire "pasta fatta in casa": sembra che kat' oikon, al singolare e senza articolo, sia una di quelle espressioni che assumono un senso specifco.
Propongo, dunque, la seguente traduzione di At 5:42:
“Ogni giorno, nel Tempio e in privato, non smettevano di insegnare ed annunciare la buona notizia”.
Mettendo insieme At 5:42 e 2:46, e alla luce di Col 4:15, si capisce che gli apostoli predicavano sia pubblicamente al tempio davanti agli ebrei che privatamente ("in casa"), si riunivano e mangiavano insieme tra di loro e spezzavano il pane privatamente ("in casa"). Non "di casa in casa", non "per le case", non "a casa" ma "in casa" (privatamente) e "secondo la casa" (quella di chi li accoglieva).
Detto questo, siamo molto lontani dal predicare "di casa in casa".
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Re: DI CASA IN CASA ?
Caro Enigma, che tradurre “secondo casa” sia una brutta traduzione non ci sono dubbi. Sin dall’inizio avevo specificato che la semplice espressione kat’òikon pone problemi di traduzione.
Tali problemi non sono dovuti all’interpretazione dell’espressione greca, che in sé è semplicissima, ma alla difficoltà di renderla in italiano.
La parte greca della Bibbia è piena di casi in cui non è possibile tradurre alla lettera. Spesso, ad esempio, dove noi leggiamo “Gesù Cristo” il testo biblico vero ha “Yeshùa l’unto”. All’inizio di Gv è detto che la parola era con “il Dio”, con tanto di articolo, che nessuno rispetta nelle tradizioni. Ti potrei citare decine di esempi.
La soluzione che avevo indicato non è una soluzione ma la normale prassi: nella traduzione interlineare va fatta la traduzione letterale, nel testo occorre invece dar la preferenza all’italiano, perché lo scopo di una traduzione è proprio quella di rendere il testo biblico nella lingua tradotta.
Ti faccio un esempio estremo. In un passo è detto che Yeshùa si commosse. Il testo biblico ha letteralmente “gli si smossero gli intestini”. È assolutamente questa la traduzione che deve comparire in una interlineare, ma nessuno mai – giustamente – la userebbe nel testo perché in italiano indicherebbe un mal di pancia.
Una cosa deve essere chiara e ineludibile: il senso che katà + accusativo può assumere. Sia chiaro che può essere solo uno di questi:
1) Senso spaziale. Indica il luogo su cui o attraverso cui si ha moto o stato in luogo. Katà thàlassan, “per mare”; katà ghèn, “per terra”.
2) Senso temporale, “durante”. Katà tòn pòlemon, “durante la guerra”.
3) Senso distributivo. Katà fýla, “per tribù”.
4) Senso di conformità. Katà tèn emèn ghnòmen, “secondo la mia opinione”. – 1Cor 7:40.
5) Senso di determinazione di modo. Katà tàchos, “in fretta”; katà kràtos, “a forza”; katà fýsin, “per natura”, “secondo natura”. - Cfr. Rm 11:24.
Che senso vuoi dare nel caso di At 5:42?
Dobbiamo escludere il 2), perché sarebbe assurdo dire che evangelizzavano e insegnavano “durante [la] casa”. Va escludo anche il senso 3), perché sarebbe assurdo dire che lo facessero “per casa”, – ad esempio – prima la casa di Tizio poi di Caio e così via.
Occorre state attenti al senso 1), perché abbiamo il binomio en tò ierò kài kat’òikon. Se si trattasse di uno stato in luogo dovremmo avere nel secondo termine del binomio en, come nel primo. È indubbio che svolgevano la loro attività “nel [en tò] tempio”, ma ciò non vale per il secondo termine in cui non si usa en ma katà.
Va escluso in buona misura anche il senso 4), perché ciò che facevano non era ‘conforme alla casa’ ovvero non insegnavano attenendosi al pensiero domestico, che non avrebbe senso.
Non rimane che il senso 5): la loro predicazione era pubblica (“nel Tempio”), rivolta a tutti, e privata (in certe case). Traducendo molto liberamente potremmo dire “pubblicamente e privatamente”. È questo il senso.
Non possiamo però tradurre “in casa”, per due motivi. Primo, il greco non ha en ma ha katà. Secondo, si falserebbe il testo creando un assurdo, perché in italiano vorrebbe dire che insegnavano a casa propria. Se dici che alcuni cantavano nel parco e in casa, vuol dire a casa propria. Ora, evangelizzare in casa propria è insensato.
Nel tuo esempio “in sogno” c’è proprio il senso 5). Ma qui “in” ha lo stesso valore che ritroviamo nell’espressione andare in bicicletta: indica il modo.
Il tuo esempio degli evangelici che si riuniscono a turno in casa non calza, perché il nostro testo non dice solo che insegnavano (e fin qui il tuo esempio va bene) ma anche che evangelizzavano (e qui non va più bene).
Tu dici che è sottointeso che si parla di casa di fedeli, ma così non è. Se avessimo solo l’insegnamento potrebbe anche essere, ma qui abbiamo anche l’evangelizzazione, la quale non ha senso in casa di fedeli.
Katà è in greco una preposizione; “secondo” è in italiano una preposizione impropria. Non è elegante dire “secondo casa”? Concordo, ma il senso è quello, ovvero “a seconda della casa”.
La stessa identica espressione kat’òikon la troviamo in At 2:46: “Ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case [kat’òikon] e prendevano il loro cibo insieme” (NR). È evidente che mangiavano insieme “secondo casa” o “a seconda della casa”, oggi qui domani là. Tra l’altro, proprio questo passo dà il colpo di grazia all’errata traduzione di TNM “di casa in casa” in At 5:42. Infatti, gli americani dovrebbe anche qui tradurre che mangiavano di casa in casa!
Tali problemi non sono dovuti all’interpretazione dell’espressione greca, che in sé è semplicissima, ma alla difficoltà di renderla in italiano.
La parte greca della Bibbia è piena di casi in cui non è possibile tradurre alla lettera. Spesso, ad esempio, dove noi leggiamo “Gesù Cristo” il testo biblico vero ha “Yeshùa l’unto”. All’inizio di Gv è detto che la parola era con “il Dio”, con tanto di articolo, che nessuno rispetta nelle tradizioni. Ti potrei citare decine di esempi.
La soluzione che avevo indicato non è una soluzione ma la normale prassi: nella traduzione interlineare va fatta la traduzione letterale, nel testo occorre invece dar la preferenza all’italiano, perché lo scopo di una traduzione è proprio quella di rendere il testo biblico nella lingua tradotta.
Ti faccio un esempio estremo. In un passo è detto che Yeshùa si commosse. Il testo biblico ha letteralmente “gli si smossero gli intestini”. È assolutamente questa la traduzione che deve comparire in una interlineare, ma nessuno mai – giustamente – la userebbe nel testo perché in italiano indicherebbe un mal di pancia.
Una cosa deve essere chiara e ineludibile: il senso che katà + accusativo può assumere. Sia chiaro che può essere solo uno di questi:
1) Senso spaziale. Indica il luogo su cui o attraverso cui si ha moto o stato in luogo. Katà thàlassan, “per mare”; katà ghèn, “per terra”.
2) Senso temporale, “durante”. Katà tòn pòlemon, “durante la guerra”.
3) Senso distributivo. Katà fýla, “per tribù”.
4) Senso di conformità. Katà tèn emèn ghnòmen, “secondo la mia opinione”. – 1Cor 7:40.
5) Senso di determinazione di modo. Katà tàchos, “in fretta”; katà kràtos, “a forza”; katà fýsin, “per natura”, “secondo natura”. - Cfr. Rm 11:24.
Che senso vuoi dare nel caso di At 5:42?
Dobbiamo escludere il 2), perché sarebbe assurdo dire che evangelizzavano e insegnavano “durante [la] casa”. Va escludo anche il senso 3), perché sarebbe assurdo dire che lo facessero “per casa”, – ad esempio – prima la casa di Tizio poi di Caio e così via.
Occorre state attenti al senso 1), perché abbiamo il binomio en tò ierò kài kat’òikon. Se si trattasse di uno stato in luogo dovremmo avere nel secondo termine del binomio en, come nel primo. È indubbio che svolgevano la loro attività “nel [en tò] tempio”, ma ciò non vale per il secondo termine in cui non si usa en ma katà.
Va escluso in buona misura anche il senso 4), perché ciò che facevano non era ‘conforme alla casa’ ovvero non insegnavano attenendosi al pensiero domestico, che non avrebbe senso.
Non rimane che il senso 5): la loro predicazione era pubblica (“nel Tempio”), rivolta a tutti, e privata (in certe case). Traducendo molto liberamente potremmo dire “pubblicamente e privatamente”. È questo il senso.
Non possiamo però tradurre “in casa”, per due motivi. Primo, il greco non ha en ma ha katà. Secondo, si falserebbe il testo creando un assurdo, perché in italiano vorrebbe dire che insegnavano a casa propria. Se dici che alcuni cantavano nel parco e in casa, vuol dire a casa propria. Ora, evangelizzare in casa propria è insensato.
Nel tuo esempio “in sogno” c’è proprio il senso 5). Ma qui “in” ha lo stesso valore che ritroviamo nell’espressione andare in bicicletta: indica il modo.
Il tuo esempio degli evangelici che si riuniscono a turno in casa non calza, perché il nostro testo non dice solo che insegnavano (e fin qui il tuo esempio va bene) ma anche che evangelizzavano (e qui non va più bene).
Tu dici che è sottointeso che si parla di casa di fedeli, ma così non è. Se avessimo solo l’insegnamento potrebbe anche essere, ma qui abbiamo anche l’evangelizzazione, la quale non ha senso in casa di fedeli.
Katà è in greco una preposizione; “secondo” è in italiano una preposizione impropria. Non è elegante dire “secondo casa”? Concordo, ma il senso è quello, ovvero “a seconda della casa”.
La stessa identica espressione kat’òikon la troviamo in At 2:46: “Ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case [kat’òikon] e prendevano il loro cibo insieme” (NR). È evidente che mangiavano insieme “secondo casa” o “a seconda della casa”, oggi qui domani là. Tra l’altro, proprio questo passo dà il colpo di grazia all’errata traduzione di TNM “di casa in casa” in At 5:42. Infatti, gli americani dovrebbe anche qui tradurre che mangiavano di casa in casa!
Re: DI CASA IN CASA ?
Carissimo Antonio, io noto che siamo pienamente d'accordo, perchè niente di ciò che hai detto risulta contraddire ciò che io ho scritto, o baglio? Riguardo alla traduzione "in privato", nonostante nella traduzione standard non è presente, sei ricorso a una seconda possibile traduzione perchè dal tuo punto di vista va bene. Ed io non ti dico che la tua scelta non è corretta solo perchè dal mio punto di vista la traduzione " in privato" è incompleta o equivoca (perchè non specifica in quale privato si trovano). Questo è simile alla traduzione "in casa", che tu, in precedenza, hai detto di non essere tanto d'accordo perché si presenta equivoca. Comunque voglio ringraziarti per il tempo speso e per avermi consigliato il dizionario Rocci.Antonio: Vedrai che giungiamo tutti e due alla giusta conclusione.
Re: DI CASA IN CASA ?
Per Gianni.
Hai ragione nel dire che la parte greca della Bibbia è piena di casi in cui non è possibile tradurre alla lettera, perché spesso mi è capitato di trovare questi casi. Comunque, Gianni, ho compreso il tuo insegnamento, come ho anche compreso che ho molto da imparare sulla lingua greca anche se so che, nonostante l'impegno, non potrò mai arrivare al vostro livello e questo per me è motivo di scoraggiamento che spesso mi porta ad abbandonare l'interesse al greco.
Me se mi permetti ho due osservazioni da farti. Tu dici:
Un altro esempio lo abbiamo con l'arresto di Paolo a Roma, li dice che: "Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto, e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo, proclamando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento" (At 28:30). Non specifica se le visite erano fatte da credenti, simpatizzanti o increduli. Come non si comprende se l'evangelizzazione del Regno e l'insegnamento avvenivano nello stesso momento o separati. Per esempio, si potrebbe pensare che quando era visitato da credenti insegnava, mentre quando era visitato da non credenti annunciava il Regno. Oppure faceva tutte e due le cose per chi era interessato e voleva saperne di più. Ecco che in questo caso, dopo l'evangelizzazione, si passa contemporaneamente all'insegnamento. Ipotesi tante, ma certezze nessuna finchè non è la Scrittura a chiarirlo.
L'esempio della casa evangelica non è andato bene perchè sei andato nel particolare. Però se ti dicessi che nella casa, oltre agli evangelica, sono invitati anche i non credenti ad ascoltare il messaggio? Ed ecco che in questo caso l'oratore mentre insegna ai credenti aggiunge il messaggio di evangelizzazione ai non credenti. Nell'esempio da me indicato si doveva cogliere ciò che volevo trasmette cioè, che non ha importanza di quale casa di parli, ma che di certo non era una casa di increduli, ma di persone predisposte a ricevere l'evangelizzazione e l'insegnamento che io sono stato frettoloso a indicarli come fedeli.
Per concludere voglio chiederti se traducendo κατ’ οἶκον" "in privato" questo privato ovviamente richiedeva una casa. La mia domanda è: può essere che utilizzavano sempre la stessa casa per evangelizzare e insegnare? Ho capito, non sei d'accordo perché lo standard dice "secondo [la] casa" e questo indica che non era sempre la stessa. Ok resto muto.
Hai ragione nel dire che la parte greca della Bibbia è piena di casi in cui non è possibile tradurre alla lettera, perché spesso mi è capitato di trovare questi casi. Comunque, Gianni, ho compreso il tuo insegnamento, come ho anche compreso che ho molto da imparare sulla lingua greca anche se so che, nonostante l'impegno, non potrò mai arrivare al vostro livello e questo per me è motivo di scoraggiamento che spesso mi porta ad abbandonare l'interesse al greco.
Me se mi permetti ho due osservazioni da farti. Tu dici:
Gianni, il testo dice che sia nel tempio che, per come dici tu, in privato, avvenivano entrambi le cose. Ma io ho notato che anche nel tempio, che era un luogo pubblico, avveniva sia evangelizzato che l'insegnamento. Ora, stando a quello che dici che non avrebbe senso fare l'evangelizzazione in case di fedeli. La stessa cosa si può dire anche nel tempio, che non avrebbe senso dare l'insegnamento in luogo pubblico dove ascoltavano anche i non credenti e, insegnare ai non credenti, non avrebbe senso se prima non si accettava il Cristo. Penso che, sia l'insegnamento, che l'annuncio che Yeshùa è il Cristo, potevano anche avvenire insieme e, quando nel tempio, ossia in luogo pubblico veniva trasmesso il messaggio, chi aveva una predisposizione ad accettare il messaggio sicuramente si accordavano per un luogo tranquillo ossia in privato per poter continuare a parlare della buona notizia per diventare credente e poi riceve l'insegnamento. Forse sono stato frettoloso a racchiudere persone interessate al messaggio a dei fedeli, però non possiamo neanche dire che erano degli increduli, altrimenti che senso ha dire che questi ricevevano l'evangelizzazione e l'insegnamento in privato? Come vedi non si può escludere che in casa, poteva avvenire sia l'insegnamento e che l'annuncio del Cristo nello stesso tempo, perchè potevano essere presenti sia persone neocredenti che avevano bisogno di insegnamento che persone predisposte ad accettare il Cristo. Per esempio, in Atti 15:35 è detto che Paolo e Barnaba insegnavano e evangelizzavano. Ma non specifica che avveniva contemporaneamente, perchè può essere che a volte evangelizzavano e altre volte insegnavano a persone diventate credenti per mezzo dell'evangelizzazione.Il tuo esempio degli evangelici che si riuniscono a turno in casa non calza, perché il nostro testo non dice solo che insegnavano (e fin qui il tuo esempio va bene) ma anche che evangelizzavano (e qui non va più bene).
Tu dici che è sottointeso che si parla di casa di fedeli, ma così non è. Se avessimo solo l’insegnamento potrebbe anche essere, ma qui abbiamo anche l’evangelizzazione, la quale non ha senso in casa di fedeli.
Un altro esempio lo abbiamo con l'arresto di Paolo a Roma, li dice che: "Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto, e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo, proclamando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento" (At 28:30). Non specifica se le visite erano fatte da credenti, simpatizzanti o increduli. Come non si comprende se l'evangelizzazione del Regno e l'insegnamento avvenivano nello stesso momento o separati. Per esempio, si potrebbe pensare che quando era visitato da credenti insegnava, mentre quando era visitato da non credenti annunciava il Regno. Oppure faceva tutte e due le cose per chi era interessato e voleva saperne di più. Ecco che in questo caso, dopo l'evangelizzazione, si passa contemporaneamente all'insegnamento. Ipotesi tante, ma certezze nessuna finchè non è la Scrittura a chiarirlo.
Gianni, a questo passo faccio lo stesso discorso. Se per At 5:42 hai escluso che non poteva essere in casa di fedeli, qui immagino che non lo escluderai, perchè è chiaro che l'essere assidui e concordi ad andare nel tempio e mangiare, questo non può che indicare che erano dei credenti, credenti che "rompevano il pane in casa". Però ora sorge lo stesso problema di At 5:42: di quale casa si parla? Di un apostolo? Di un credente? Di più credenti? Di un simpatizzante? Una casa che usavano per radunarsi? Come vedi non possiamo dire che è una traduzione sbagliata solo perchè è equivoca, perchè anche se in At 2.46 il contesto non fa nascere l'equivoco se la casa è di un credente, fa nascere l'altro equivoco che ho indicato sopra. Riguardo agli americani questo si è sempre saputo che la traduzione di casa in casa è errata. Lo è la traduzione "per le case", figuriamo la loro che va a peggiorare. Comunque, quello che traduco gli americani per ora non m'interessa, perchè ho bisogno prima io di capire.La stessa identica espressione kat’òikon la troviamo in At 2:46: “Ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case [kat’òikon] e prendevano il loro cibo insieme” (NR). È evidente che mangiavano insieme “secondo casa” o “a seconda della casa”, oggi qui domani là. Tra l’altro, proprio questo passo dà il colpo di grazia all’errata traduzione di TNM “di casa in casa” in At 5:42. Infatti, gli americani dovrebbe anche qui tradurre che mangiavano di casa in casa!
L'esempio della casa evangelica non è andato bene perchè sei andato nel particolare. Però se ti dicessi che nella casa, oltre agli evangelica, sono invitati anche i non credenti ad ascoltare il messaggio? Ed ecco che in questo caso l'oratore mentre insegna ai credenti aggiunge il messaggio di evangelizzazione ai non credenti. Nell'esempio da me indicato si doveva cogliere ciò che volevo trasmette cioè, che non ha importanza di quale casa di parli, ma che di certo non era una casa di increduli, ma di persone predisposte a ricevere l'evangelizzazione e l'insegnamento che io sono stato frettoloso a indicarli come fedeli.
Per concludere voglio chiederti se traducendo κατ’ οἶκον" "in privato" questo privato ovviamente richiedeva una casa. La mia domanda è: può essere che utilizzavano sempre la stessa casa per evangelizzare e insegnare? Ho capito, non sei d'accordo perché lo standard dice "secondo [la] casa" e questo indica che non era sempre la stessa. Ok resto muto.
Re: DI CASA IN CASA ?
E a Gianni dici:dal mio punto di vista la traduzione " in privato" è incompleta o equivoca (perchè non specifica in quale privato si trovano). Questo è simile alla traduzione "in casa", che tu, in precedenza, hai detto di non essere tanto d'accordo perché si presenta equivoca.
Secondo me commetti un errore insistendo sulla mancata identificazione della casa. È vero, il testo non specifica il luogo (tranne che in Col 4:15; Rm 16:5; 1Cor 16:19; Flm 1:2), ma il punto non è sapere in quale casa si riunissero o andassero a predicare, il punto è sapere che lo facevano pubblicamente e in privato. Lo facevano nel tempio e si radunavano in privato, come mostrano Col 4:15 e gli altri vv. citati sopra. Quindi, accetto "in casa" ma solo nel senso di "in privato". Siccome tradurre "in casa" non rende chiaro il senso di "in privato", e resterebbe un equivoco, tradurrei direttamente "in privato". Questo, in greco, è accettabile in quei casi in cui non esiste una traduzione letterale che renda il senso della formula greca. I dizionari stessi sostengono il senso di "in privato", non me lo invento io. Se mi vengono in mente altri esempi in cui certe formule assumono un significato specifico, te li mostro. È come il "get up" in inglese: se lo prendi letteralmente, non ha senso, né in inglese né in italiano. "To get" significa un sacco di cose, tra cui prendere, ottenere, ricevere, comprendere, etc.; "up" significa su; ma "to get up" significa solo alzarsi, sollevarsi, o alzare. Katà tòn òikon, con articolo, è diverso da kat' òikon, e molto piú facilmente traducibile. Katà e accusativo senza articolo assume molti sensi diversi, a seconda di ciò con cui è abbinato:di quale casa si parla? Di un apostolo? Di un credente? Di più credenti? Di un simpatizzante? Una casa che usavano per radunarsi?
κατά πρόσωπον, in presenza di
κατ' ἰδίαν, in disparte
καθ' ἑαυτόν, da solo
κατ' ἐκεῖνον, durante
κατ' ἀρχάς, nel principio, all'inizio
κατ' ὄναρ, in sogno, durante il sogno
κατ' οἶκον, a casa, in casa, in privato
Quindi, tradurre "in casa" non funziona in italiano, poiché non chiarisce il senso. Allora si traduce in modo da rendere il senso. La TILC lo fa spesso, proprio per rendere la lettura piú comprensibile.
Se il testo avesse avuto l'articolo davanti a òikon e non avesse specificato subito prima che la predicazione avveniva nel tempio, avrei senz'altro tradotto con "a seconda della casa", o "secondo [la] casa, come del resto avviene in moltissimi casi nella Scrittura Greca; il fatto che il testo non presenti l'articolo e specifichi che insegnavano e proclamavano nel tempio, quindi pubblicamente, mi spinge a tradurre con "in privato", per rendere chiaro il senso, o "in casa" con l'aggiunta di una nota "privatamente".
Alla domanda che fai a Gianni, mi permetto di risponderti io, e Gianni mi correggerà se sbaglio:
Kat' òikon nel senso di "in privato" prevede certamente una casa, poiché il termine òikon lo specifica. Solo che tradurre "in casa" o "a casa" in italiano è incompleto. Non utilizzavano la stessa casa per riunirsi tra di loro, come evidente da Rm 16:5 e Flm 1:2; per quanto riguarda l'evangelizzazione e l'insegnamento, non lo so.Per concludere voglio chiederti se traducendo κατ’ οἶκον" "in privato" questo privato ovviamente richiedeva una casa. La mia domanda è: può essere che utilizzavano sempre la stessa casa per evangelizzare e insegnare?
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Re: DI CASA IN CASA ?
Caro Enigma, mi domandi se può essere che utilizzassero sempre la stessa casa per evangelizzare e insegnare. Devo rispondere di no, e ora ti dico perché. Se avessero utilizzato sempre la stessa casa, davanti a casa ci sarebbe l’articolo determinativo.
Devo comunque accogliere i tuoi rilievi sul fatto che si potesse insegnare ed evangelizzare insieme, possiamo anzi togliere il condizionale. Se fosse diversamente, in At 5:42 non avremmo i due verbi in binomio ma ne troveremmo uno abbinato al tempio e l’altro a kat’òikon.
Concordo con le osservazioni di Antonio.
Ora vorrei richiamare l’attenzione su Col 4:15, in cui Paolo menziona la chiesa che è in casa di Ninfa. Il testo ha κατ'οἶκον αὐτῆς (kat’òikon autès, di lei). Qui si potrebbe avere “in” (en in greco), tuttavia abbiamo katà, che io tradurrei “presso” (cfr. Rocci, come già segnalato).
Devo comunque accogliere i tuoi rilievi sul fatto che si potesse insegnare ed evangelizzare insieme, possiamo anzi togliere il condizionale. Se fosse diversamente, in At 5:42 non avremmo i due verbi in binomio ma ne troveremmo uno abbinato al tempio e l’altro a kat’òikon.
Concordo con le osservazioni di Antonio.
Ora vorrei richiamare l’attenzione su Col 4:15, in cui Paolo menziona la chiesa che è in casa di Ninfa. Il testo ha κατ'οἶκον αὐτῆς (kat’òikon autès, di lei). Qui si potrebbe avere “in” (en in greco), tuttavia abbiamo katà, che io tradurrei “presso” (cfr. Rocci, come già segnalato).